martedì, novembre 04, 2014
venerdì, ottobre 17, 2014
giovedì, ottobre 02, 2014
A Knight's Tale
A inizio film, durante il battito di mani del pubblico al ritmo della canzone We Will Rock You dei Queen, si possono notare Brian May (chitarrista del gruppo) e Roger Meddows-Taylor (batterista del gruppo) battere le mani a tempo e cantare.
giovedì, settembre 18, 2014
L'indipendenza scozzese
Questo è un video intelligente, che vi aiuta a fare il punto della situazione sulla questione dell'indipendenza della Scozia! : https://www.youtube.com/watch?v=Dxk57J9EOpw
domenica, agosto 24, 2014
Il castello di Neuschwanstein

- Ha ispirato i castelli delle favole della Walt Disney, che lo prese a modello per alcuni tra i suoi più celebri film d'animazione: Biancaneve e i sette nani, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco. Ha ispirato il castello di Pandora della serie anime I Cavalieri dello zodiaco, ad esclusione di Episode G. Nel castello sono stati ambientati innumerevoli film, ad esempio era il "palazzo di Vulgaria" nel film Chitty Chitty Bang Bang. Può essere annoverato fra i castelli e le fortezze più visitati in Europa: circa 1,4 milioni di visitatori all'anno, di cui 6000 al giorno solo in estate.
venerdì, agosto 22, 2014
La Beffa dell'Usuraio
Un signore di novantuno anni, con un simbolico ed essenziale
ponte veneziano sopra di lui. Un vecchio animale solo e ancora pieno di una
velenosa, avida determinazione a vivere. E’ uno di quei casi in cui l’attore e
il personaggio si confondono: Shylock, l’usuraio ebreo protagonista-antagonista
del Mercante di Venezia shakespeariano, e il suo interprete Giorgio
Albertazzi, che lo scorso 15 agosto ha portato al teatro di Villa Adele ad
Anzio la versione diretta da Giancarlo Marinelli (spettacolo che sarà
replicato, da qui a novembre, in altre città italiane, tra cui Reggio Calabria,
Roma, Palermo e Treviso).
Di sicuro, la principale ragione della moltitudine di
residenti e villeggianti accorsa ad assistere e ad applaudire è stata lui, il
grande attore teatrale (e non solo), come dimostra l’ovazione che ha accolto il
suo ingresso nei panni di Shylock. Oltrepassato il nono decennio di vita,
Albertazzi continua a offrirsi al pubblico con una generosità e una passione
che al contempo commuovono e mettono a disagio. E’ nudo, fragile, eppure lucido
e crudelmente vivace. Senza pause smarrite tra le battute, con passi e
movimenti piccoli, sorretti e prolungati dal bastone, Shylock è presente, duro
e isolato dall’inizio alla fine, mentre tiene testa agli abitanti una Venezia
che lo odia e di cui si beffa, o tenta di beffarsi. L’uomo dietro e dentro il
ruolo non si spoglia del personaggio, ma attraverso di esso. E
allora sentiamo l’accento toscano che emerge nei momenti di maggior
concitazione drammatica (gli urli mentre cerca invano la figlia fuggita di
casa, ad esempio). Ma non è una parodia, né l’ostentazione della propria
soggettività di divo. E’ semplicemente condivisione di una condizione comune,
quella del vecchio attore e quella del vecchio usuraio, entrambi segnati
dall’inevitabile resa alle ragioni del dramma e a quelle della natura. Non ha
più senso tenere le distanze, o dare l’illusione di una distanza. Shylock è
destinato a perdere di fronte alla società dei cristiani, come l’uomo è
destinato a cedere di fronte a forze più grandi di lui.
E perciò, nel
celeberrimo monologo “Non ha occhi, un ebreo?”, non vediamo l’esplosione del
rancore vendicativo, ma piuttosto l’interrogazione desolata, amara, sarcastica,
di una voce resa sempre più stanca e roca dagli anni, ma ancora in grado di
contraddire, di accusare, di rivendicare il proprio essere al mondo. Così come
è molto più l’autoironia, anziché la rabbia scomposta, ad emergere nel dialogo
col servo-buffone che lo informa di come la figlia stia scialacquando senza
pudore i beni paterni. Più che beffarsi di noi, dunque, l’ironia di questo
Shylock-Albertazzi sembra rivolta prima di tutto verso se stesso.
Uno Shylock
che non è la sola ragione d’interesse del Mercante andato in scena.
L’adattamento subito dal testo, infatti, arriva a mettere a disagio almeno
quanto l’interpretazione dell’attore principale. E poiché il vero colpo è
assestato nel finale, ci vediamo costretti ad avvisare dell’imminente spoiler.
Nell’ultima scena il testo spettacolare ribalta clamorosamente le premesse di
quello scritto. In entrambi, le due mogli Porzia e Nerissa, approfittando del
loro travestimento da giuristi maschi, hanno messo alla prova la fedeltà dei
rispettivi mariti facendosi consegnare gli anelli che i due uomini avevano
giurato, in nome del proprio legame amoroso e coniugale, di non dare via. Ma se
la conclusione shakespeariana vede le coppie riconciliarsi dopo che le donne
hanno avuto la soddisfazione di beffarsi dei propri mariti, nel finale di
questa versione la frattura non è affatto sanata: le mogli escono di scena
cariche di autentico dolore e delusione, più che di semplice irritazione.
Perché hanno avuto la conferma dell’amarissima verità che sottende l’intera
opera, quella scritta da Shakespeare come quella messa in scena: la realtà e
l’apparenza non coincidono, mai.
Le parole, anche quelle del cuore e dei
giuramenti, sono simulacri effimeri laddove persino i testi della legge e dei
contratti possono essere indirizzati dall’abilità di un avvocato verso effetti
opposti. L’inganno, la falsità, l’ipocrisia, sono le uniche istituzioni
indubitabili della società. Almeno, di questa società. La società
rappresentata emblematicamente dalla Venezia cinquecentesca, dove tutti portano
una maschera, e non solo durante il Carnevale. La società di quelli che
Shylock-Albertazzi chiama sprezzantemente “cristiani”, con un’emissione di voce
che è quasi un sospiro corrosivo e malinconico. Già, perché in questo mondo di
ruoli dentro i ruoli, di verità non dette e celate dal proprio opposto, l’unico
che pare non nascondere la propria natura, in entrambi i testi, è proprio
Shylock. L’emarginato, l’usuraio, il “cattivo”. L’ebreo. E in questo nuovo
finale, dove tutti sono sconfitti, la beffa dei cristiani si ritorce contro i
carnefici. Una conclusione che, pur ribaltando la lettera del testo
shakespeariano, fa propria l’anima acida e sgradevole del dramma, e la porta
alle estreme conseguenze. La beffa di Shylock ai danni dei cristiani è fallita,
almeno per lui; quella dello spettacolo è riuscita. Senza risparmiare nessuno.
venerdì, agosto 08, 2014
Saprò aspettare

lunedì, agosto 04, 2014
Tron Legacy
sabato, agosto 02, 2014
Come va?
Come va?
1. Icaro: “Uno schianto”
2. Proserpina: “Mi sento giù”
3. Prometeo: “Mi rode…”
4. Teseo: “Finché mi danno corda…”
5. Edipo: “La mamma è contenta”
6. Damocle: “Potrebbe andar peggio”
7. Priapo: “Cazzi miei”
8. Ulisse: “Siamo a cavallo”
9. Omero: “Me la vedo nera”
10. Eraclito: “Va, va…”
11. Parmenide: “Non va”
12. Talete: “Ho l’acqua alla gola”
13. Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”
14. Gorgia: “Mah!”
15. Demostene: “Difficile a dirsi”
16. Pitagora: “Tutto quadra”
17. Ippocrate: “Finché c’è la salute…”
18. Socrate: “Non so”
19. Diogene: “Da cani”
20. Platone: “Idealmente”
21. Aristotele: “Mi sento in forma”
22. Plotino: “Da Dio”
23. Catilina: “Finché dura…”
24. Epicuro: “Di traverso”
25. Muzio Scevola: “Se solo mi dessero una mano…”
26. Attilio Regolo: “Sono in una botte di ferro”
27. Fabio Massimo: “Un momento…”
28. Giulio Cesare: “Sa, si vive per i figli, e poi marzo è il mio mese preferito…”
29. Lucifero: “Come Dio comanda”
30. Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
31. Geremia: “Sapesse, ora le dico…”
32. Noè: “Guardi che mare…”
33. Onan: “Mi accontento”
34. Mosè: “Facendo le corna…”
35. Cheope: “A me basta un posticino al sole…”
36. Sheherazade: “In breve, ora le dico…”
37. Boezio: “Mi consolo”
38. Carlo Magno: “Francamente bene”
39. Dante: “Sono al settimo cielo”
40. Giovanna d’Arco: “Si suda”
41. San Tommaso: “Tutto sommato bene”
42. Erasmo: “Bene da matti”
43. Colombo: “Si tira avanti”
44. Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
45. Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
46. Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
47. Cartesio: “Bene, penso”
48. Berkeley: “Bene, mi sembra”
49. Hume: “Credo bene”
50. Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
51. Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che…”
52. Galileo: “Gira bene”
53. Torricelli: “Tra alti e bassi”
54. Pontorno: “In una bella maniera”
55. Desdemona: “Dormo tra due guanciali…”
56. Newton: “Regolarmente”
57. Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
58. Spinoza: “In sostanza, bene”
59. Hobbes: “Tempo da lupi”
60. Vico: “Va e viene”
61. Papin: “Ho la pressione alta”
62. Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
63. Franklin: “Mi sento elettrizzato”
64. Robespierre: “Cè da perderci la testa”
65. Marat: “Un bagno”
66. Casanova: “Vengo”
67. Goethe: “C’è poca luce”
68. Beethoven: “Non mi sento bene”
69. Shubert: “Non mi interrompa, per Dio”
70. Novalis: “Un sogno”
71. Leopardi: “Sfotte?”
72. Foscolo: “Dopo morto, meglio”
73. Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
74. Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
75. Sade: “A me bene”
76. D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
77. Kant: “Situazione critica”
78. Hegel: “In sintesi, bene”
79. Schopenhauer: “La volontà non manca”
80. Cambronne: “Boccaccia mia…”
81. Marx: “Andrà meglio…”
82. Carlo Alberto: “A carte 48”
83. Paganini: “L’ho già detto”
84. Darwin: “Ci si adatta”
85. Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
86. Nievo: “Le dirò, da piccolo…”
87. Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
88. Mallarme’: “Sono andato in bianco”
89. Proust: “Diamo tempo al tempo”
90. Henry James: “Secondo i punti di vista”
91. Kafka: “Mi sento un verme”
92. Musil: “Così così”
93. Joyce: “Fine yes yes yes”
94. Nobel: “Sono in pieno boom”
95. Larousse: “In poche parole, male”
96. Curie: “Sono raggiante”
97. Dracula: “Sono in vena”
98. Croce: “Non possiamo non dirci in buone condizioni di spirito”
99. Picasso: “Va a periodi”
100. Lenin: “Cosa vuole che faccia?”
101. Hitler: “Forse ho trovato la soluzione”
102. Heisemberg: “Dipende”
103. Pirandello: “Secondo chi?”
104. Sotheby: “D’incanto”
105. Bloch: “Spero bene”
106. Freud: “Dica lei”
107. D’Annunzio: “Va che è un piacere”
108. Popper: “Provi che vado male”
109. Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
110. Fermi: “O la va o la spacca”
111. Camus: “Di peste”
112. Matusalemme: “Tiro a campare”
113. Lazzaro: “Mi sento rivivere”
114. Giuda: “Al bacio”
115. Ponzio Pilato: “Fate voi”
116. San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
117. Nerone: “Guardi che luce”
118. Maometto: “Male, vado in montagna”
119. Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
120. Orlando “Scusi, vado di furia”
121. Cyrano: “A naso, bene”
122. Volta: “Più o meno”
123. Pietro Micca: “Non ha letto che è vietato fumare”
124. Jacquard: “Faccio la spola”
125. Malthus: “Cè una ressa…”
126. Bellini: “Secondo la norma”
127. Lumiere: “Attento al treno!”
128. Gandhi: “L’appetito non manca”
129. Agatha Christie: “Indovini”
130. Einstein: “Rispetto a chi?”
131. Stakanov: “Non vedo l’ora che arrivi ferragosto…”
132. Rubbia: “Come fisico, bene”
133. Sig.ra Riello: “Sono stufa!”
134. La Palisse: “Va esattamente nella maniera in cui va”
135. Shakespeare: “Ho un problema: va bene o non va bene?”
136. Alice: “Una meraviglia”
137. Dr. Zap: “Bene, la sai l’ultima?”
138. Verga: “Di malavoglia”
139: Heidegger: “Quante chiacchiere!”
140. Grimm: “Una favola!
(Umberto Eco) ("Il secondo diario minimo") (1992)
1. Icaro: “Uno schianto”
2. Proserpina: “Mi sento giù”
3. Prometeo: “Mi rode…”
4. Teseo: “Finché mi danno corda…”
5. Edipo: “La mamma è contenta”
6. Damocle: “Potrebbe andar peggio”
7. Priapo: “Cazzi miei”
8. Ulisse: “Siamo a cavallo”
9. Omero: “Me la vedo nera”
10. Eraclito: “Va, va…”
11. Parmenide: “Non va”
12. Talete: “Ho l’acqua alla gola”
13. Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”
14. Gorgia: “Mah!”
15. Demostene: “Difficile a dirsi”
16. Pitagora: “Tutto quadra”
17. Ippocrate: “Finché c’è la salute…”
18. Socrate: “Non so”
19. Diogene: “Da cani”
20. Platone: “Idealmente”
21. Aristotele: “Mi sento in forma”
22. Plotino: “Da Dio”
23. Catilina: “Finché dura…”
24. Epicuro: “Di traverso”
25. Muzio Scevola: “Se solo mi dessero una mano…”
26. Attilio Regolo: “Sono in una botte di ferro”
27. Fabio Massimo: “Un momento…”
28. Giulio Cesare: “Sa, si vive per i figli, e poi marzo è il mio mese preferito…”
29. Lucifero: “Come Dio comanda”
30. Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
31. Geremia: “Sapesse, ora le dico…”
32. Noè: “Guardi che mare…”
33. Onan: “Mi accontento”
34. Mosè: “Facendo le corna…”
35. Cheope: “A me basta un posticino al sole…”
36. Sheherazade: “In breve, ora le dico…”
37. Boezio: “Mi consolo”
38. Carlo Magno: “Francamente bene”
39. Dante: “Sono al settimo cielo”
40. Giovanna d’Arco: “Si suda”
41. San Tommaso: “Tutto sommato bene”
42. Erasmo: “Bene da matti”
43. Colombo: “Si tira avanti”
44. Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
45. Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
46. Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
47. Cartesio: “Bene, penso”
48. Berkeley: “Bene, mi sembra”
49. Hume: “Credo bene”
50. Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
51. Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che…”
52. Galileo: “Gira bene”
53. Torricelli: “Tra alti e bassi”
54. Pontorno: “In una bella maniera”
55. Desdemona: “Dormo tra due guanciali…”
56. Newton: “Regolarmente”
57. Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
58. Spinoza: “In sostanza, bene”
59. Hobbes: “Tempo da lupi”
60. Vico: “Va e viene”
61. Papin: “Ho la pressione alta”
62. Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
63. Franklin: “Mi sento elettrizzato”
64. Robespierre: “Cè da perderci la testa”
65. Marat: “Un bagno”
66. Casanova: “Vengo”
67. Goethe: “C’è poca luce”
68. Beethoven: “Non mi sento bene”
69. Shubert: “Non mi interrompa, per Dio”
70. Novalis: “Un sogno”
71. Leopardi: “Sfotte?”
72. Foscolo: “Dopo morto, meglio”
73. Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
74. Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
75. Sade: “A me bene”
76. D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
77. Kant: “Situazione critica”
78. Hegel: “In sintesi, bene”
79. Schopenhauer: “La volontà non manca”
80. Cambronne: “Boccaccia mia…”
81. Marx: “Andrà meglio…”
82. Carlo Alberto: “A carte 48”
83. Paganini: “L’ho già detto”
84. Darwin: “Ci si adatta”
85. Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
86. Nievo: “Le dirò, da piccolo…”
87. Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
88. Mallarme’: “Sono andato in bianco”
89. Proust: “Diamo tempo al tempo”
90. Henry James: “Secondo i punti di vista”
91. Kafka: “Mi sento un verme”
92. Musil: “Così così”
93. Joyce: “Fine yes yes yes”
94. Nobel: “Sono in pieno boom”
95. Larousse: “In poche parole, male”
96. Curie: “Sono raggiante”
97. Dracula: “Sono in vena”
98. Croce: “Non possiamo non dirci in buone condizioni di spirito”
99. Picasso: “Va a periodi”
100. Lenin: “Cosa vuole che faccia?”
101. Hitler: “Forse ho trovato la soluzione”
102. Heisemberg: “Dipende”
103. Pirandello: “Secondo chi?”
104. Sotheby: “D’incanto”
105. Bloch: “Spero bene”
106. Freud: “Dica lei”
107. D’Annunzio: “Va che è un piacere”
108. Popper: “Provi che vado male”
109. Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
110. Fermi: “O la va o la spacca”
111. Camus: “Di peste”
112. Matusalemme: “Tiro a campare”
113. Lazzaro: “Mi sento rivivere”
114. Giuda: “Al bacio”
115. Ponzio Pilato: “Fate voi”
116. San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
117. Nerone: “Guardi che luce”
118. Maometto: “Male, vado in montagna”
119. Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
120. Orlando “Scusi, vado di furia”
121. Cyrano: “A naso, bene”
122. Volta: “Più o meno”
123. Pietro Micca: “Non ha letto che è vietato fumare”
124. Jacquard: “Faccio la spola”
125. Malthus: “Cè una ressa…”
126. Bellini: “Secondo la norma”
127. Lumiere: “Attento al treno!”
128. Gandhi: “L’appetito non manca”
129. Agatha Christie: “Indovini”
130. Einstein: “Rispetto a chi?”
131. Stakanov: “Non vedo l’ora che arrivi ferragosto…”
132. Rubbia: “Come fisico, bene”
133. Sig.ra Riello: “Sono stufa!”
134. La Palisse: “Va esattamente nella maniera in cui va”
135. Shakespeare: “Ho un problema: va bene o non va bene?”
136. Alice: “Una meraviglia”
137. Dr. Zap: “Bene, la sai l’ultima?”
138. Verga: “Di malavoglia”
139: Heidegger: “Quante chiacchiere!”
140. Grimm: “Una favola!
(Umberto Eco) ("Il secondo diario minimo") (1992)
mercoledì, luglio 23, 2014
L'amico di Garibaldi
Giuseppe Garibaldi era un amico del poeta Alfred Tennyson e venne a trovarlo nella bellissima Isola di Wight, nel 1864, non lontano da dove viveva il nostro Guglielmo Marconi; fu durante questa visita che l'amico Tennyson gli dedicò un pino estremamente alto che Garibaldi stesso piantò vicino la sua casa. Tennyson dedicò a lui questi versi:
Or watch the waving pine which here
The warrior of Caprera set,
A name that earth will not forget
Till earth has rolled her latest year
O guardate il pino che ondeggiava che qui
il guerriero di Caprera ha piantato,
nome che la terra non dimenticherà finchè
la terra ha fatto rotolare il suo ultimo anno
Or watch the waving pine which here
The warrior of Caprera set,
A name that earth will not forget
Till earth has rolled her latest year
O guardate il pino che ondeggiava che qui
il guerriero di Caprera ha piantato,
nome che la terra non dimenticherà finchè
la terra ha fatto rotolare il suo ultimo anno
martedì, luglio 22, 2014
Dario Marianelli
giovedì, luglio 17, 2014
L'annata Novanta per il cinema

venerdì, luglio 11, 2014
Rudyard Kipling
Con
questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al
figlio a distinguere fra il bene e il male:
Se riesci a
conservare il controllo quando tutti
intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
se riesci ad aver fiducia in te quando
tutti
ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
o se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
o se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
o se ti odiano, a non
lasciarti prendere dall'odio,
e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
se riesci a sognare
e a non fare del sogno il tuo padrone;
se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
se riesci a far fronte al Trionfo
e alla Rovina
e trattare allo stesso modo quei due impostori;
se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
o a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
e piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
e trattare allo stesso modo quei due impostori;
se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
o a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
e piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
se riesci a fare un
mucchio di tutte le tue vincite
e rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
e perdere e ricominciare di nuovo dal principio
e non dire una parola sulla perdita;
se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
a servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
e a tener duro quando in te non resta altro
tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".
e rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
e perdere e ricominciare di nuovo dal principio
e non dire una parola sulla perdita;
se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
a servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
e a tener duro quando in te non resta altro
tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".
se riesci a parlare
con la folla e a conservare la tua virtù,
e a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro
e a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro
se tutti contano per te, ma nessuno
troppo;
se riesci a occupare il minuto inesorabile
dando valore
a ogni minuto che passa,
tua è la Terra e tutto ciò che è in
essa,
e - quel che è di più - sarai un Uomo, figlio mio!
domenica, luglio 06, 2014
Carl Gustav Jung
Non dobbiamo pretendere di capire il mondo solo con l'intelligenza: lo conosciamo, nella stessa misura, attraverso il sentimento. Quindi il giudizio dell'intelligenza è, nel migliore dei casi, soltanto metà della verità.
mercoledì, luglio 02, 2014
Bravi francesi!
In Francia l'analisi del film è materia d'esame di maturità, nonché per l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole superiori delle discipline raggruppate sotto l'etichetta Ars plastiques.
venerdì, giugno 13, 2014
Il peggior cattivo nella storia del cinema?
Probabilmente Ian HoweIl (Sean Bean) del "Mistero dei Templari- National Treasure" di John Turteltaub (film per il resto delizioso).
lunedì, maggio 05, 2014
22 Febbraio 2014 - Torneo Sei Nazioni - Italia-Scozia
Quando ricordi quello che hai provato all'Olimpico, in quegli ultimi trenta secondi, dove il drop di quel dannato Duncan Weir ha fatto vincere la partita alla Scozia di un punto, ti resta un solo ricordo positivo di quel giorno.
lunedì, aprile 28, 2014
"Aprile 1945"
Ecco, la guerra è finita.
Si è fatto silenzio sull'Europa.
E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi.
Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle.
Come siamo felici.
A metà del pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere per la gioia,
nessuno era più capace di andare avanti a parlare.
Che da stasera la gente ricominci a essere buona?
Spari di gioia per le vie, finestre accese a sterminio, tutti sono diventati pazzi,
ridono, si abbracciano, i più duri tipi dicono strane parole dimenticate.
Felicità su tutto il mondo è pace!
Infatti quante cose orribili passate per sempre.
Non udremo più misteriosi schianti nella notte che gelano il sangue e al rombo ansimante dei motori le case non saranno mai più così immobili e nere.
Non arriveranno più piccoli biglietti colorati con sentenze fatali,
Non più al davanzale per ore, mesi, anni, aspettando lui che ritorni.
Non più le Moire lanciate sul mondo a prendere uno qua
uno là senza preavviso, e sentirle perennemente nell'aria, notte e dì,
capricciose tiranne.
Non più, non più, ecco tutto;
Dio come siamo felici
(Dino Buzzati)
lunedì, aprile 14, 2014
Cosa diceva Shelley di Roma
giovedì, aprile 10, 2014
Perché vediamo le immagini dritte?
martedì, aprile 08, 2014
lunedì, aprile 07, 2014
Meglio non trattenere gli starnuti
domenica, aprile 06, 2014
Qual è l'unico alimento che non si deteriora?
Da dove viene il termine "slogan"?
Gli astronauti non possono piangere
Nello spazio, gli astronauti non possono piangere, in quanto, a causa dell'assenza di gravità, le lacrime non possono cadere.
domenica, marzo 30, 2014
I sogni segreti di Walter Mitty
I
sogni segreti di Walter Mitty
Ho
deciso di non informarmi su questo film. Ho deciso di non leggere
niente, non guardare interviste e non fare ricerche sugli altri
lavori del cast.
“To
see the world, things dangerous to come to, to see behind walls, to
draw closer, to find each other and to feel, that is the purpose of
life.”, il messaggio è piuttosto chiaro e la mia intenzione è di
concentrarmi su questo. La riaffermazione di un individuo e della sua
voglia di succhiare il più possibile dalla vita, di superare la
routine in cui si è intrappolato e riuscire a vivere le sue
fantasie, i suoi “day-dreams”. Una spinta non a sognare ma a
vivere quei sogni. Il modo in cui questo messaggio viene fatto
passare attraverso lo schermo è molto misterioso. Per certi versi è
collocabile nel filone neo-esistenzialista nato in questo millennio,
in cui colloco Lost In Translation, Garden State e Jack Goes Boating;
non per fornire capostipiti ma solo esempi estetici e tematici. Il
mistero sta nel quasi assente sviluppo dei personaggi, che nega ogni
possibilità di esistenzialismo che invece dovrebbe essere il tema
dominante del film. Questa è solo uno degli effetti di una
sceneggiatura assolutamente inadeguata, che produce un film lento,
inconcludente e con enormi lacune. Anche il viaggio, che dovrebbe
essere la spinta della storia, non entusiasma, non lascia niente.
Dispiace notare come lo sceneggiatore, Steve Conrad, sia lo stesso di
La Ricerca Della Felicità (ok, ho sbirciato). Ben Stiller non poteva
fare molto con il materiale ricevuto, se non forse riscriverlo
completamente, e in fin dei conti la regia non delude. Il vero
maestro, però, è Stuart Dryburgh alla fotografia. Le sequenze
lasciano a bocca aperta e fa davvero piacere che un film che parla
anche di fotografia abbia avuto questa realizzazione estetica. Non
voglio parlare di altro perché tutto è stato trascinato in basso da
una sceneggiatura indegna e sarebbe ingiusto parlare di bravi attori
trattati male dal proprio personaggio.
Ne
consiglierei la visione a fotografi, impiegati, fan di David Bowie e
chiunque voglia un “filmetto leggero”. Ai fotografi consiglierei
anche di non soffermarsi troppo sul fatto che Sean Penn usi un
obiettivo assolutamente inadatto e lasciarsi un po' trasportare dal
piacevole Sean O'Connell.
Verdetto?
Da vedere. Soprattutto vedere.
giovedì, marzo 27, 2014
Come nacque il marsala?
martedì, marzo 25, 2014
La prima associazione scientifica

Conseguenze
sabato, marzo 08, 2014
Forse l'avete dimenticato

lunedì, marzo 03, 2014
La giornata degli Oscar
- Il
nostro Leo. Condannato alla stessa sorte che fu di Paul Newman,
quella dell'oscar che non venne mai. Dategli quell'oscar, ne è degno;
o finirà che tenterà di annegarsi sotto la doccia. L'oscar al
miglior attore protagonista è andato invece all'ottimo Matthew
McConaughey mentre tra le attrici ha vinto Cate Blanchette, su cui
dirò subito una cosa. "Blue Jasmine" non mi è piaciuto
nel complesso, ma la sua interpretazione era perfetta (tanto per
cambiare); unica nota davvero positiva di un film con una
sceneggiatura debole, battute telefonate e personaggi scontati, che
voleva essere tragicomico e non ci è riuscito per niente. Un'attrice
superiore a quella che quest'anno rché è riuscito nell'impresa di
rinnovarlo; ogni regista che si confronterà con uno Sci-Fi dovrà
misurarsi con questo film e nella prossima recensione vi dirò
perché. Storicamente agli oscar è tradizione che la fantascienza
non si premia; uno dei più grandi film di
fantascienza di tutti i tempi "2001: Odissea nello Spazio"
sapete quanti oscar prese? Uno. E neanche al "miglior filmera l'unica che poteva contendergli il premio, ovvero Sandra Bullock. Che per la prima volta ha interpretato un ruolo impegnativo e difficile. E considerando che viene solo da commedie e film d'azione (spesso veramente da far pietà) avevo ottimi motivi per essere scettico su di lei e infatti lo ero. Eppure mi sono dovuto ricredere; in Gravity non sbaglia un colpo. A grande bellezza raramente si accompagna grande virtù? Si, ma fortunatamente non stavolta. Una riflessione è d'obbligo a questo punto: era la sua occasione d'oro per l'oscar (Cate probabilmente ne avrà molte di più) e se lo meritava perché sono state pari, per una volta. - Ma Gravity comunque non è restato a mani vuote, anzi, ha fatto proprio strike al Dolby Theatre di Los Angeles; un capolavoro che merita tutti e sette i premi che ha ottenuto, tra cui “miglior regista” al messicano Alfonso Cuaròn. La maggior parte di noi spettatori e gran parte della critica ha avuto la stessa sensazione al cinema; siamo davanti a qualcosa di diverso, mai visto prima, dal modo di girare ai significati nascosti dietro questa pellicola al cardiopalma dove c'è molto, molto più di quello che sembra a prima vista. Gravity resterà una pietra miliare del genere pe"
o al "miglior regista", solo un misero riconoscimento agli
effetti speciali. Ma pazienza, "Dodici anni schiavo" è il
miglior film dell'anno per l'Academy. Ma quello che più ci riempie
d'orgoglio è l'oscar al miglior film straniero, consegnato da Ewan
McGregor a Paolo Sorrentino per la “Grande bellezza”, un film
che anche se non è piaciuto a tutti o ha lasciato abbastanza indifferenti (come
al sottoscritto) ha fatto tornare finalmente in Italia un premio che non vedevamo da tanti anni; un miracolo che ci fa bene. - Riguardo la cerimonia invece, direi che è iniziata un po' troppo fiacca, ma col tempo è
migliorata gradualmente e la presentatrice Ellen DeGeneres, (scelta
per la seconda volta per gli Oscar), storica conduttrice di uno dei più popolari talk show
americani,”The Ellen DeGeneres Show” (dedicato, tra l'altro, anche
alle interviste delle celebrità del grande schermo), è stata
divertente e vivace senza annoiare mai. La svolta della giornata è
stata nel momento in cui ha ordinato delle pizze che ha portato personalmente agli
attori delle prime file, con tanto di tovaglioli e piatti di
plastica, creando così un' atmosfera calda e informale grazie anche
all'appoggio spensierato di alcune delle star. Tra le più simpatiche
e visibilmente a loro agio William Bradley Pitt, noto
ai più come Brad, Kevin Spacey e Julia Roberts, mentre il peggiore
in campo un Christian Bale gelido, che sembrava rodersi
l'anima quando non è stato premiato. Tante le esibizioni dal vivo,
tra cui spiccano la performance di Jim Carrey e quella di Pink che
ha cantato "Over the Rainbow", in occasione del
settantacinquesimo anniversario della versione cinematografica del
"Mago di Oz". Una discreta serata, con alti e bassi, ma
niente male nell'insieme.
venerdì, febbraio 21, 2014
Gattaca

- La vicenda si tingerà di giallo e avrà alcuni snodi narrativi ben gestiti, come ad esempio l'incontro con la collega Irene. Uma Thurman fa il suo lavoro con semplicità, riuscendo a rendere molto bene il graduale approfondimento della psicologia del suo personaggio. Mentre l'evoluzione del carattere di Jerome è gestita sapientemente dal regista che indovina abilmente i tempi narrativi e Jude Law è bravo nel far trasparire le sue diverse sfaccettature. Infine l'interpretazione di Ehan Hawke sfiora quasi la perfezione; dalla mimica facciale, all'indicato contegno accorto e disciplinato, alla passione che si intuisce dietro la profonda introversione di Vincent. La sua figura emblematica è il simbolo della rivolta di chi, umanamente dotato di grande forza di volontà, si batte per capovolgere i dettami di questa società assurda, tentando di dimostrare come i limiti che la natura ci impone possono essere aggirati e superati.
- Profondamente impegnato ed espressivo, con le raffinate musiche di Michael Nyman, ben intonate al racconto, il debutto alla regia del neozelandese Andrew Niccol, d'annata 1997, merita di essere considerato un classico del suo genere. Fantascienza “seria” alla Ballard, piena di filosofia e morale, Gattaca è intensamente essenziale e minimalista, curato in ogni dettaglio, con costumi e acconciature che fanno molto noir e una sceneggiatura solidissima, dove ogni battuta è fondamentale. Asciutto nelle scenografie, fatto di una fotografia algida, che esalta tonalità spente durante il giorno, e luci e colori accesi durante la notte, con effetti speciali quasi a zero; e proprio qui sta tutta la sua eleganza e misura. Una pellicola che va oltre l'immaginabile e riesce a tenerci sul filo del rasoio per tutto il tempo, fino alla memorabile apoteosi finale. Alla fine non finisce; alla fine, trovi un bacio.
martedì, febbraio 18, 2014
The Wolf Of Wall Street
The
Wolf Of Wall Street
Mmmh... mmmh... mmmhmmmh…
Chi è già stato al cinema ad aggiornarsi su Martin Scorsese, già starà immaginando la scena. Perché tutti ne parlano, tutti rimasti incantati da “The Wolf Of Wall Street”, e l'espressione “sniffare cocaina dal culo di una prostituta” spopola velocemente. Perdonate la volgarità, ma se state leggendo una critica di questo film, non credo abbiate problemi con il linguaggio spinto.
A quanto pare Terence Winter, per la terza volta alla sceneggiatura cinematografica, ha deciso di battere il record per il numero di volte che viene pronunciata la parola “fuck” in un film narrativo MA, ma... si è dimostrato all'altezza di tanti altri. 3 ore abbastanza scorrevoli e piacevoli. Le scene sono molto ben costruite e i momenti divertenti sicuramente non mancano. Non per questo, però, impeccabile. Nella parte finale del film il ritmo è un po' altalenante e del finale rimane oscura l'intenzione. Nel complesso una piccola pecca che può anche essere trascurata.
Chi è già stato al cinema ad aggiornarsi su Martin Scorsese, già starà immaginando la scena. Perché tutti ne parlano, tutti rimasti incantati da “The Wolf Of Wall Street”, e l'espressione “sniffare cocaina dal culo di una prostituta” spopola velocemente. Perdonate la volgarità, ma se state leggendo una critica di questo film, non credo abbiate problemi con il linguaggio spinto.
A quanto pare Terence Winter, per la terza volta alla sceneggiatura cinematografica, ha deciso di battere il record per il numero di volte che viene pronunciata la parola “fuck” in un film narrativo MA, ma... si è dimostrato all'altezza di tanti altri. 3 ore abbastanza scorrevoli e piacevoli. Le scene sono molto ben costruite e i momenti divertenti sicuramente non mancano. Non per questo, però, impeccabile. Nella parte finale del film il ritmo è un po' altalenante e del finale rimane oscura l'intenzione. Nel complesso una piccola pecca che può anche essere trascurata.
Quinta collaborazione con Scorsese,
Leonardo Di Caprio evita ancora di deludere le platee. Con un fascino
ormai lontano da quello di Jack Dawson si cala in un personaggio che
riesce a gestire perfettamente in tutte le sue sfumature. Resa alla
perfezione la trasformazione del Jordan Belfort ragazzo normale nello
squalo, o meglio lupo, di Wall Street. Potrebbe recitare con una
benda sugli occhi, la sua bocca da sola riuscirebbe comunque ad
interpretare il film meglio di molti.
L'altra lode va al secondo candidato alla statuetta: Jonah Hill. Stupendo nell'esprimere quella che è stata una geniale scelta di casting e un ancora più geniale sviluppo del personaggio di Donnie Azoff, l'aiutante magico proppiano che trasporta e guida Jordan Belfort verso le più assurde depravazioni.
Apprezzata l'apparizione di McConaughey che ci regala una delle scene più belle del film, nonostante il personaggio sia il classico americano del sud che per l'attore non deve essere un grosso sforzo impersonare. Questo lo saprà soprattutto chi è abituato a sentire la sua vera voce.
L'altra lode va al secondo candidato alla statuetta: Jonah Hill. Stupendo nell'esprimere quella che è stata una geniale scelta di casting e un ancora più geniale sviluppo del personaggio di Donnie Azoff, l'aiutante magico proppiano che trasporta e guida Jordan Belfort verso le più assurde depravazioni.
Apprezzata l'apparizione di McConaughey che ci regala una delle scene più belle del film, nonostante il personaggio sia il classico americano del sud che per l'attore non deve essere un grosso sforzo impersonare. Questo lo saprà soprattutto chi è abituato a sentire la sua vera voce.
Passiamo alle note dolenti.
La collaborazione tra Scorsese e l'editor Schoonmaker sembra giunta al termine. Il montaggio originale del film è di 4 ore, troppe per le sale, che sono state ridotte a 3 ma senza sofferenza per gli occhi. Pare che l'editor abbia preferito perdere molti raccordi tra altrettante inquadrature pur di lasciare qualche scena in più nel montaggio finale. La pellicola è sicuramente veloce e non stanca, ma talvolta qualche secondo in più avrebbe potuto rendere il tutto più gradevole. Avrebbe concesso allo spettatore un'attenzione maggiore al dettaglio e un maggior coinvolgimento psicologico. Situazione in cui mi sono trovato quando nella parte finale vediamo l'agente dell'FBI Denham nella metropolitana e prima che il mio cervello trovasse la strada per due battute di un dialogo avvenuto quasi un'ora e mezza prima, c'è voluto un po'. E' probabile che questa come molte altre scene nell'edizione originale saranno state più chiare e l'attore sarebbe riuscito a comunicare meglio con la platea. Il fatto che il film dovesse essere candidato agli Oscar di quest'anno ha probabilmente messo deleteria fretta all'editor, che in più occasioni ha lasciato tagli grossolani.
La regia di Scorsese è deludente: piatta, senza nessun azzardo che ci si aspetterebbe da un regista di questo calibro e, di nuovo, spesso i tempi sono troppo corti. Per quanto riguarda tutto ciò che non ho citato, è perché non si è distinto né nel bene né nel male. A partire da Rodrigo Prieto per la fotografia per finire a Margot Robbie, di cui ricorderemo bene ciò che basterà a farla andare avanti in questa carriera.
La collaborazione tra Scorsese e l'editor Schoonmaker sembra giunta al termine. Il montaggio originale del film è di 4 ore, troppe per le sale, che sono state ridotte a 3 ma senza sofferenza per gli occhi. Pare che l'editor abbia preferito perdere molti raccordi tra altrettante inquadrature pur di lasciare qualche scena in più nel montaggio finale. La pellicola è sicuramente veloce e non stanca, ma talvolta qualche secondo in più avrebbe potuto rendere il tutto più gradevole. Avrebbe concesso allo spettatore un'attenzione maggiore al dettaglio e un maggior coinvolgimento psicologico. Situazione in cui mi sono trovato quando nella parte finale vediamo l'agente dell'FBI Denham nella metropolitana e prima che il mio cervello trovasse la strada per due battute di un dialogo avvenuto quasi un'ora e mezza prima, c'è voluto un po'. E' probabile che questa come molte altre scene nell'edizione originale saranno state più chiare e l'attore sarebbe riuscito a comunicare meglio con la platea. Il fatto che il film dovesse essere candidato agli Oscar di quest'anno ha probabilmente messo deleteria fretta all'editor, che in più occasioni ha lasciato tagli grossolani.
La regia di Scorsese è deludente: piatta, senza nessun azzardo che ci si aspetterebbe da un regista di questo calibro e, di nuovo, spesso i tempi sono troppo corti. Per quanto riguarda tutto ciò che non ho citato, è perché non si è distinto né nel bene né nel male. A partire da Rodrigo Prieto per la fotografia per finire a Margot Robbie, di cui ricorderemo bene ciò che basterà a farla andare avanti in questa carriera.
La passione dell'Academy per i film
patriottici e pro-sogno americano non è mai stata un mistero, ma la
candidatura del film a 5 statuette tra cui Miglior Regista e Miglior
Film, sembra davvero piovuta dal cielo.
Il film è gradevole e consigliato, riesce a mostrarci in maniera lucida il mondo di depravazione e corruzione morale dietro le porte delle borse, immergendoci nel mare di droghe e baldoria andata a male al di là dei colletti bianchi. Non è chiaro se l'intento sia quello di celebrare o condannare Belfort, spesso dipinto come un martire del suo sogno, un uomo pronto a rischiare tutto pur di rimanere coerente e mantenere la promessa fatta a sé stesso. Tutta la goliardia lascia poco spazio a riflessioni sui danni collaterali delle mosse finanziare del “Lupo”. Il rapporto con i figli, con i genitori, le tasche degli investitori. Voglio essere fiducioso. Voglio credere che l'intento del regista fosse di mostrare questo mondo come lo si vedrebbe da dentro, dove tutti i danni collaterali perdono valore di fronte ai soldi e agli stupefacenti. E voglio credere che la possibilità di cogliere le amarezze e le lacrime sia delegata allo spettatore.
Purtroppo dal punto di vista tecnico ed estetico è ben lontano dal soddisfare. Un “filmetto” da Penny Stocks con un grande cast, molte pretese e pochi risultati, che trova forza nella cecità del pubblico di fronte alla lussuria, ai baccanali e al sollazzo.
Il film è gradevole e consigliato, riesce a mostrarci in maniera lucida il mondo di depravazione e corruzione morale dietro le porte delle borse, immergendoci nel mare di droghe e baldoria andata a male al di là dei colletti bianchi. Non è chiaro se l'intento sia quello di celebrare o condannare Belfort, spesso dipinto come un martire del suo sogno, un uomo pronto a rischiare tutto pur di rimanere coerente e mantenere la promessa fatta a sé stesso. Tutta la goliardia lascia poco spazio a riflessioni sui danni collaterali delle mosse finanziare del “Lupo”. Il rapporto con i figli, con i genitori, le tasche degli investitori. Voglio essere fiducioso. Voglio credere che l'intento del regista fosse di mostrare questo mondo come lo si vedrebbe da dentro, dove tutti i danni collaterali perdono valore di fronte ai soldi e agli stupefacenti. E voglio credere che la possibilità di cogliere le amarezze e le lacrime sia delegata allo spettatore.
Purtroppo dal punto di vista tecnico ed estetico è ben lontano dal soddisfare. Un “filmetto” da Penny Stocks con un grande cast, molte pretese e pochi risultati, che trova forza nella cecità del pubblico di fronte alla lussuria, ai baccanali e al sollazzo.
Realizzato mediocremente, venduto
brillantemente.
Se dovessi fare una classifica a punti
direi 4/10. E due calorose mazzate in testa a Scorsese.
giovedì, febbraio 06, 2014
Lawrence Krauss
La cosa sorprendente è che ogni atomo nel tuo corpo viene da una stella che è esplosa. E gli atomi nella tua mano sinistra vengono probabilmente da una stella differente da quella corrispondente alla tua mano destra. È la cosa più poetica che conosco della fisica. Tu sei polvere di stelle.
Voi non potreste essere qui se le stelle non fossero esplose, perché gli elementi che concernono l'evoluzione – il carbonio, l'azoto, l'ossigeno, il ferro – non furono creati all'inizio del tempo. Sono stati creati nella fornace nucleare delle stelle, e il solo modo perché si trovassero nel tuo corpo, non è se non che le stelle fossero così gentili da esplodere.
lunedì, febbraio 03, 2014
Harry e Hermione

Lei, una studiosa e diligente, lui un ribelle audace. L'intelligenza del pensiero e quella dell'azione, la prudenza del cerebrale e il coraggio dell'istintivo. Un'illuminista che esalta la ragione e un romantico che esalta il sentimento, la potenza della mente si scontra con la potenza del cuore; anche Harry e Hermione sarebbero stati bene insieme.
domenica, gennaio 19, 2014
Pier Paolo Pasolini
Io, per me, sono alieno dalla violenza: e spero, lo ripeto, che mai più si debba scendere in piazza a morire. Noi abbiamo un potente mezzo di lotta: la forza della ragione, con la coerenza e la resistenza fisica e morale che essa dà. È con essa che dobbiamo lottare, senza perdere un colpo, senza desistere mai. I nostri avversari sono, criticamente e razionalmente, tanto deboli quanto sono poliziescamente forti: non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento con il sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, violenze e di menzogne crollerà.
martedì, gennaio 07, 2014
Incontro con Dario Fo

- Lectio Magistralis “Rosa fresca e aulentissima”
Dario
Fo ha un volto roseo e lucente, porta una giacca marrone, una camicia di un
azzurro chiaro e un foulard a pois. Un applauso caloroso lo
accoglie, tutti aggiustano il sorriso migliore. Deciderà lui, parlerà di
quello che vuole. Per prima cosa chiede di ringraziare la moglia
Franca, seduta alla sua sinistra, che ha raccolto in un archivio tutti i
suoi documenti, arrivati ormai a più di due milioni. Ma all'improvviso si manifestano
problemi: il microfono da tavolo non vuole saperne. Non sa se sia meglio
usare il gelato e noi studenti (che conosciamo il problema di quella
maledetta aula) lo preghiamo di usare quest'ultimo. Inizia a parlare di Giotto e arriva presto a un personaggio che
definisce straordinario: Pietro Cavallini. Un incendio del
milleottocentoventitre distrusse quasi completamente la cattedrale di
San Paolo fuori le mura e così otto anni dei suoi affreschi sono andati
perduti. Cavallini aveva ben più di cinquant'anni quando Giotto ne aveva
diciotto, e visse per un intero secolo. Ma venne in futuro declassato
dal Vasari a discepolo di Giotto e, per cinquecento anni, il pregiudizio
proseguì implacabile. Fo dà degli "imbecilli" ai cardinali e ai vescovi che
non hanno minimamente considerato il pittore, praticamente sconosciuto a Roma. "Chi è
andato a vedere questo pittore? Io e te!" scherza, rivolgendosi a una professoressa di
Storia dell'Arte e Spettacolo. Parlandoci di architettura si arena un
attimo sui greci:
"I greci usavano quelle macchine.. come si chiamano Franca?"
"Macchine?"
"Macchine l'ho detto io!"
Da qualcuno arriva il suggerimento "Ah! le gru". Ci parla della Pace di Aristofane, esilarante commedia che tratta di un vignaiolo dell'Attica, che cavalca uno scarabeo stercorario per arrivare sull'Olimpo. Attratto specialmente dall'odore dei politici, in una delle scene, lo stercorario affamato si lancia dritto in picchiata e il vignaiolo dice a tutti "Attenti, che questo quando vede merda scende subito!". A un certo punto una delle professoresse prende la parola ricordando le difficoltà passate per consegnare al maestro la Laurea Honoris Causa: "Alla fine gli hanno dato il nobel per la letteratura, come si faceva a non dargli quello!". Una ragazza vuole poi rivolgergli una domanda e presentandosi dice di venire da Pechino e di essere interessata alla "Storia della tigre"... Proprio in quel momento, il microfono terrorista sul tavolo, manda inquietanti suoni. Ma il signor Fo non si scompone e riprende subito in mano l'altro, narrando la storia: è la divertente e drammatica vicenda di un soldato cinese che, rimasto ferito durante la Lunga Marcia, scampa ad una morte per annegamento e trova rifugio in una caverna, abitata però da una tigre con prole... Il partito comunista cinese elogierà quel che farà la tigre in seguito, ma vuole tenerla nascosta agli stranieri. Così la tigre si ribella allo stesso potere e da schiava diventa libera. "Fatto in Italia non è il meglio discorso che si può fare". E la ragazza: "Grazie della risposta, anche se non mi ha fatto finire...”.
"Dovremmo metterci in contatto col tuo paese. Metteresti una buona parola per acquistare i nostri bond che sono meravigliosi?". E così passa la parola alla moglie che, dietro gli occhiali da sole, timidamente dice di essere emozionata a stare qui. L'ultimo a prendere la parola sarò un rappresentante degli occupanti del Teatro Valle: "Vogliamo trasformare il Valle in un bene comune, era il momento di fare gesti forti. L'Italia si deve ricostruire dal basso". Mercoledì scorso il signor Fo è andato infatti a sostegno della causa del Valle occupato, per commentare la situazione politica attuale e l'annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilità: "Una trappola, anzi un trappolone per annientare la sinistra e convincere tutti che si ha ancora bisogno di lui. È davvero un abile mostro, questo Berlusconi. Ma io – conclude – mi fido di Napolitano".
"I greci usavano quelle macchine.. come si chiamano Franca?"
"Macchine?"
"Macchine l'ho detto io!"
Da qualcuno arriva il suggerimento "Ah! le gru". Ci parla della Pace di Aristofane, esilarante commedia che tratta di un vignaiolo dell'Attica, che cavalca uno scarabeo stercorario per arrivare sull'Olimpo. Attratto specialmente dall'odore dei politici, in una delle scene, lo stercorario affamato si lancia dritto in picchiata e il vignaiolo dice a tutti "Attenti, che questo quando vede merda scende subito!". A un certo punto una delle professoresse prende la parola ricordando le difficoltà passate per consegnare al maestro la Laurea Honoris Causa: "Alla fine gli hanno dato il nobel per la letteratura, come si faceva a non dargli quello!". Una ragazza vuole poi rivolgergli una domanda e presentandosi dice di venire da Pechino e di essere interessata alla "Storia della tigre"... Proprio in quel momento, il microfono terrorista sul tavolo, manda inquietanti suoni. Ma il signor Fo non si scompone e riprende subito in mano l'altro, narrando la storia: è la divertente e drammatica vicenda di un soldato cinese che, rimasto ferito durante la Lunga Marcia, scampa ad una morte per annegamento e trova rifugio in una caverna, abitata però da una tigre con prole... Il partito comunista cinese elogierà quel che farà la tigre in seguito, ma vuole tenerla nascosta agli stranieri. Così la tigre si ribella allo stesso potere e da schiava diventa libera. "Fatto in Italia non è il meglio discorso che si può fare". E la ragazza: "Grazie della risposta, anche se non mi ha fatto finire...”.
"Dovremmo metterci in contatto col tuo paese. Metteresti una buona parola per acquistare i nostri bond che sono meravigliosi?". E così passa la parola alla moglie che, dietro gli occhiali da sole, timidamente dice di essere emozionata a stare qui. L'ultimo a prendere la parola sarò un rappresentante degli occupanti del Teatro Valle: "Vogliamo trasformare il Valle in un bene comune, era il momento di fare gesti forti. L'Italia si deve ricostruire dal basso". Mercoledì scorso il signor Fo è andato infatti a sostegno della causa del Valle occupato, per commentare la situazione politica attuale e l'annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilità: "Una trappola, anzi un trappolone per annientare la sinistra e convincere tutti che si ha ancora bisogno di lui. È davvero un abile mostro, questo Berlusconi. Ma io – conclude – mi fido di Napolitano".
domenica, gennaio 05, 2014
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