martedì, novembre 04, 2014

venerdì, ottobre 17, 2014

Il ruggito del coniglio al Festival Internazionale del Film di Roma



Il ruggito del coniglio è decisamente la trasmissione radiofonica mattutina più divertente e geniale che esista. E se non la conoscete, se non l'avete ascoltata neanche una volta, credo che dovreste considerare l'idea di venire; vi assicuro che non ve ne pentirete!

giovedì, ottobre 02, 2014

A Knight's Tale

A inizio film, durante il battito di mani del pubblico al ritmo della canzone We Will Rock You dei Queen, si possono notare Brian May (chitarrista del gruppo) e Roger Meddows-Taylor (batterista del gruppo) battere le mani a tempo e cantare.

giovedì, settembre 18, 2014

L'indipendenza scozzese

Questo è un video intelligente, che vi aiuta a fare il punto della situazione sulla questione dell'indipendenza della Scozia! : https://www.youtube.com/watch?v=Dxk57J9EOpw

domenica, agosto 24, 2014

Il castello di Neuschwanstein

- Il castello di Neuschwanstein (in tedesco Schloss Neuschwanstein, letteralmente in italiano Il castello della Nuova Pietra del Cigno) è un castello costruito tra il 1869 e il 1886, situato nel Sud-ovest della Baviera nei pressi di Füssen, nella località di Schwangau. Commissionato dal re Ludovico II di Baviera come ritiro personale ed omaggio al genio del musicista Richard Wagner da lui particolarmente amato, Ludovico pagò per la costruzione del palazzo coi propri fondi senza accedere al tesoro di stato. Il re amava rimanere isolato dal mondo e questo luogo era divenuto per lui un rifugio personale, ma dopo la sua morte nel 1886 esso fu aperto subito al pubblico, desideroso di visitare quello che veniva decantato come un progetto fantasioso.

- Ha ispirato i castelli delle favole della Walt Disney, che lo prese a modello per alcuni tra i suoi più celebri film d'animazione: Biancaneve e i sette nani, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco. Ha ispirato il castello di Pandora della serie anime I Cavalieri dello zodiaco, ad esclusione di Episode G. Nel castello sono stati ambientati innumerevoli film, ad esempio era il "palazzo di Vulgaria" nel film Chitty Chitty Bang Bang. Può essere annoverato fra i castelli e le fortezze più visitati in Europa: circa 1,4 milioni di visitatori all'anno, di cui 6000 al giorno solo in estate.

venerdì, agosto 22, 2014

La Beffa dell'Usuraio


Un signore di novantuno anni, con un simbolico ed essenziale ponte veneziano sopra di lui. Un vecchio animale solo e ancora pieno di una velenosa, avida determinazione a vivere. E’ uno di quei casi in cui l’attore e il personaggio si confondono: Shylock, l’usuraio ebreo protagonista-antagonista del Mercante di Venezia shakespeariano, e il suo interprete Giorgio Albertazzi, che lo scorso 15 agosto ha portato al teatro di Villa Adele ad Anzio la versione diretta da Giancarlo Marinelli (spettacolo che sarà replicato, da qui a novembre, in altre città italiane, tra cui Reggio Calabria, Roma, Palermo e Treviso). 

Di sicuro, la principale ragione della moltitudine di residenti e villeggianti accorsa ad assistere e ad applaudire è stata lui, il grande attore teatrale (e non solo), come dimostra l’ovazione che ha accolto il suo ingresso nei panni di Shylock. Oltrepassato il nono decennio di vita, Albertazzi continua a offrirsi al pubblico con una generosità e una passione che al contempo commuovono e mettono a disagio. E’ nudo, fragile, eppure lucido e crudelmente vivace. Senza pause smarrite tra le battute, con passi e movimenti piccoli, sorretti e prolungati dal bastone, Shylock è presente, duro e isolato dall’inizio alla fine, mentre tiene testa agli abitanti una Venezia che lo odia e di cui si beffa, o tenta di beffarsi. L’uomo dietro e dentro il ruolo non si spoglia del personaggio, ma attraverso di esso. E allora sentiamo l’accento toscano che emerge nei momenti di maggior concitazione drammatica (gli urli mentre cerca invano la figlia fuggita di casa, ad esempio). Ma non è una parodia, né l’ostentazione della propria soggettività di divo. E’ semplicemente condivisione di una condizione comune, quella del vecchio attore e quella del vecchio usuraio, entrambi segnati dall’inevitabile resa alle ragioni del dramma e a quelle della natura. Non ha più senso tenere le distanze, o dare l’illusione di una distanza. Shylock è destinato a perdere di fronte alla società dei cristiani, come l’uomo è destinato a cedere di fronte a forze più grandi di lui. 

E perciò, nel celeberrimo monologo “Non ha occhi, un ebreo?”, non vediamo l’esplosione del rancore vendicativo, ma piuttosto l’interrogazione desolata, amara, sarcastica, di una voce resa sempre più stanca e roca dagli anni, ma ancora in grado di contraddire, di accusare, di rivendicare il proprio essere al mondo. Così come è molto più l’autoironia, anziché la rabbia scomposta, ad emergere nel dialogo col servo-buffone che lo informa di come la figlia stia scialacquando senza pudore i beni paterni. Più che beffarsi di noi, dunque, l’ironia di questo Shylock-Albertazzi sembra rivolta prima di tutto verso se stesso. 

Uno Shylock che non è la sola ragione d’interesse del Mercante andato in scena. L’adattamento subito dal testo, infatti, arriva a mettere a disagio almeno quanto l’interpretazione dell’attore principale. E poiché il vero colpo è assestato nel finale, ci vediamo costretti ad avvisare dell’imminente spoiler. Nell’ultima scena il testo spettacolare ribalta clamorosamente le premesse di quello scritto. In entrambi, le due mogli Porzia e Nerissa, approfittando del loro travestimento da giuristi maschi, hanno messo alla prova la fedeltà dei rispettivi mariti facendosi consegnare gli anelli che i due uomini avevano giurato, in nome del proprio legame amoroso e coniugale, di non dare via. Ma se la conclusione shakespeariana vede le coppie riconciliarsi dopo che le donne hanno avuto la soddisfazione di beffarsi dei propri mariti, nel finale di questa versione la frattura non è affatto sanata: le mogli escono di scena cariche di autentico dolore e delusione, più che di semplice irritazione. Perché hanno avuto la conferma dell’amarissima verità che sottende l’intera opera, quella scritta da Shakespeare come quella messa in scena: la realtà e l’apparenza non coincidono, mai. 

Le parole, anche quelle del cuore e dei giuramenti, sono simulacri effimeri laddove persino i testi della legge e dei contratti possono essere indirizzati dall’abilità di un avvocato verso effetti opposti. L’inganno, la falsità, l’ipocrisia, sono le uniche istituzioni indubitabili della società. Almeno, di questa società. La società rappresentata emblematicamente dalla Venezia cinquecentesca, dove tutti portano una maschera, e non solo durante il Carnevale. La società di quelli che Shylock-Albertazzi chiama sprezzantemente “cristiani”, con un’emissione di voce che è quasi un sospiro corrosivo e malinconico. Già, perché in questo mondo di ruoli dentro i ruoli, di verità non dette e celate dal proprio opposto, l’unico che pare non nascondere la propria natura, in entrambi i testi, è proprio Shylock. L’emarginato, l’usuraio, il “cattivo”. L’ebreo. E in questo nuovo finale, dove tutti sono sconfitti, la beffa dei cristiani si ritorce contro i carnefici. Una conclusione che, pur ribaltando la lettera del testo shakespeariano, fa propria l’anima acida e sgradevole del dramma, e la porta alle estreme conseguenze. La beffa di Shylock ai danni dei cristiani è fallita, almeno per lui; quella dello spettacolo è riuscita. Senza risparmiare nessuno.

venerdì, agosto 08, 2014

Saprò aspettare

Ho aspettato tanto. Una sola canzone accettabile e un paio di video (di rara bellezza) non sono sufficienti per dei musicisti del vostro valore; questo è il secondo album di seguito che toppate. Ritrovate l'ispirazione, ritrovate voi stessi, ricordatevi chi siete. Chi ha inciso Viva la vida, uno dei cd pop/rock più belli dell'ultimo decennio? Voi avete fatto quel disco e potete farne un altro che lo eguagli, potete farne un altro che lo superi; saprò aspettare.

lunedì, agosto 04, 2014

Tron Legacy

Sarebbe stato ottimo se non fosse stato per la misera caratterizzazione psicologica dei personaggi e la piattezza della sceneggiatura; per il resto la scenografia, la fotografia di Claudio Miranda, i costumi, la colonna sonora dei Daft Punk, l'azione e lo spettacolo audiovisivo sono eccelsi.

sabato, agosto 02, 2014

Come va?

Come va?

1. Icaro: “Uno schianto”
2. Proserpina: “Mi sento giù”
3. Prometeo: “Mi rode…”
4. Teseo: “Finché mi danno corda…”
5. Edipo: “La mamma è contenta”
6. Damocle: “Potrebbe andar peggio”
7. Priapo: “Cazzi miei”
8. Ulisse: “Siamo a cavallo”
9. Omero: “Me la vedo nera”
10. Eraclito: “Va, va…”
11. Parmenide: “Non va”
12. Talete: “Ho l’acqua alla gola”
13. Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”
14. Gorgia: “Mah!”
15. Demostene: “Difficile a dirsi”
16. Pitagora: “Tutto quadra”
17. Ippocrate: “Finché c’è la salute…”
18. Socrate: “Non so”
19. Diogene: “Da cani”
20. Platone: “Idealmente”
21. Aristotele: “Mi sento in forma”
22. Plotino: “Da Dio”
23. Catilina: “Finché dura…”
24. Epicuro: “Di traverso”
25. Muzio Scevola: “Se solo mi dessero una mano…”
26. Attilio Regolo: “Sono in una botte di ferro”
27. Fabio Massimo: “Un momento…”
28. Giulio Cesare: “Sa, si vive per i figli, e poi marzo è il mio mese preferito…”
29. Lucifero: “Come Dio comanda”
30. Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
31. Geremia: “Sapesse, ora le dico…”
32. Noè: “Guardi che mare…”
33. Onan: “Mi accontento”
34. Mosè: “Facendo le corna…”
35. Cheope: “A me basta un posticino al sole…”
36. Sheherazade: “In breve, ora le dico…”
37. Boezio: “Mi consolo”
38. Carlo Magno: “Francamente bene”
39. Dante: “Sono al settimo cielo”
40. Giovanna d’Arco: “Si suda”
41. San Tommaso: “Tutto sommato bene”
42. Erasmo: “Bene da matti”
43. Colombo: “Si tira avanti”
44. Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
45. Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
46. Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
47. Cartesio: “Bene, penso”
48. Berkeley: “Bene, mi sembra”
49. Hume: “Credo bene”
50. Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
51. Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che…”
52. Galileo: “Gira bene”
53. Torricelli: “Tra alti e bassi”
54. Pontorno: “In una bella maniera”
55. Desdemona: “Dormo tra due guanciali…”
56. Newton: “Regolarmente”
57. Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
58. Spinoza: “In sostanza, bene”
59. Hobbes: “Tempo da lupi”
60. Vico: “Va e viene”
61. Papin: “Ho la pressione alta”
62. Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
63. Franklin: “Mi sento elettrizzato”
64. Robespierre: “Cè da perderci la testa”
65. Marat: “Un bagno”
66. Casanova: “Vengo”
67. Goethe: “C’è poca luce”
68. Beethoven: “Non mi sento bene”
69. Shubert: “Non mi interrompa, per Dio”
70. Novalis: “Un sogno”
71. Leopardi: “Sfotte?”
72. Foscolo: “Dopo morto, meglio”
73. Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
74. Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
75. Sade: “A me bene”
76. D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
77. Kant: “Situazione critica”
78. Hegel: “In sintesi, bene”
79. Schopenhauer: “La volontà non manca”
80. Cambronne: “Boccaccia mia…”
81. Marx: “Andrà meglio…”
82. Carlo Alberto: “A carte 48”
83. Paganini: “L’ho già detto”
84. Darwin: “Ci si adatta”
85. Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
86. Nievo: “Le dirò, da piccolo…”
87. Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
88. Mallarme’: “Sono andato in bianco”
89. Proust: “Diamo tempo al tempo”
90. Henry James: “Secondo i punti di vista”
91. Kafka: “Mi sento un verme”
92. Musil: “Così così”
93. Joyce: “Fine yes yes yes”
94. Nobel: “Sono in pieno boom”
95. Larousse: “In poche parole, male”
96. Curie: “Sono raggiante”
97. Dracula: “Sono in vena”
98. Croce: “Non possiamo non dirci in buone condizioni di spirito”
99. Picasso: “Va a periodi”
100. Lenin: “Cosa vuole che faccia?”
101. Hitler: “Forse ho trovato la soluzione”
102. Heisemberg: “Dipende”
103. Pirandello: “Secondo chi?”
104. Sotheby: “D’incanto”
105. Bloch: “Spero bene”
106. Freud: “Dica lei”
107. D’Annunzio: “Va che è un piacere”
108. Popper: “Provi che vado male”
109. Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
110. Fermi: “O la va o la spacca”
111. Camus: “Di peste”
112. Matusalemme: “Tiro a campare”
113. Lazzaro: “Mi sento rivivere”
114. Giuda: “Al bacio”
115. Ponzio Pilato: “Fate voi”
116. San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
117. Nerone: “Guardi che luce”
118. Maometto: “Male, vado in montagna”
119. Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
120. Orlando “Scusi, vado di furia”
121. Cyrano: “A naso, bene”
122. Volta: “Più o meno”
123. Pietro Micca: “Non ha letto che è vietato fumare”
124. Jacquard: “Faccio la spola”
125. Malthus: “Cè una ressa…”
126. Bellini: “Secondo la norma”
127. Lumiere: “Attento al treno!”
128. Gandhi: “L’appetito non manca”
129. Agatha Christie: “Indovini”
130. Einstein: “Rispetto a chi?”
131. Stakanov: “Non vedo l’ora che arrivi ferragosto…”
132. Rubbia: “Come fisico, bene”
133. Sig.ra Riello: “Sono stufa!”
134. La Palisse: “Va esattamente nella maniera in cui va”
135. Shakespeare: “Ho un problema: va bene o non va bene?”
136. Alice: “Una meraviglia”
137. Dr. Zap: “Bene, la sai l’ultima?”
138. Verga: “Di malavoglia”
139: Heidegger: “Quante chiacchiere!”
140. Grimm: “Una favola!

(Umberto Eco) ("Il secondo diario minimo") (1992)

mercoledì, luglio 23, 2014

L'amico di Garibaldi

Giuseppe Garibaldi era un amico del poeta Alfred Tennyson e venne a trovarlo nella bellissima Isola di Wight, nel 1864, non lontano da dove viveva il nostro Guglielmo Marconi; fu durante questa visita che l'amico Tennyson gli dedicò un pino estremamente alto che Garibaldi stesso piantò vicino la sua casa. Tennyson dedicò a lui questi versi:

Or watch the waving pine which here
The warrior of Caprera set,
A name that earth will not forget
Till earth has rolled her latest year

O guardate il pino che ondeggiava che qui
il guerriero di Caprera ha piantato,
nome che la terra non dimenticherà finchè
la terra ha fatto rotolare il suo ultimo anno

martedì, luglio 22, 2014

Dario Marianelli

Quanti di voi sanno che l'ideatore delle musiche di V per Vendetta è un compositore pisano stimato in tutto il mondo, che dopo aver studiato pianoforte e composizione a Pisa e Firenze, nel 1990 si è trasferito a Londra e che risponde al nome di Dario Marianelli?

giovedì, luglio 17, 2014

L'annata Novanta per il cinema

- La nostra annata, l'annata Novanta, per il cinema fu gloriosa! Furono tanti i motivi, ma direi che ce ne sono quattro su tutti: 1) Tornano le "storie da raccontare" alla vecchia maniera, che tuttavia riescono a trovare una strada loro 2) Una ventata di originalità, qualcosa di rivoluzionario nella forma e nei contenuti 3) La grande qualità degli attori e dei registi emergenti di quel tempo 4) C'è stato qualcuno che ha fatto rivivere Shakespeare (e non soltanto) sul grande schermo, con un intelligenza, un coraggio e una passione che non si erano mai visti prima. Un solo nome; sua maestà, Sir Kenneth Charles Branagh.

venerdì, luglio 11, 2014

Rudyard Kipling


Con questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al figlio a distinguere fra il bene e il male:


Se riesci a conservare il controllo quando tutti
intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
               o se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne, 
o se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
                                 e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;
           se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
          se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo; 
se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
e trattare allo stesso modo quei due impostori;
se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
       o a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
e piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
e rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
e perdere e ricominciare di nuovo dal principio
e non dire una parola sulla perdita;
se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
a servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
e a tener duro quando in te non resta altro
tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".
se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
        e a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro
se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
se riesci a occupare il minuto inesorabile
dando valore a ogni minuto che passa,
tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
e - quel che è di più - sarai un Uomo, figlio mio!

domenica, luglio 06, 2014

Carl Gustav Jung

Non dobbiamo pretendere di capire il mondo solo con l'intelligenza: lo conosciamo, nella stessa misura, attraverso il sentimento. Quindi il giudizio dell'intelligenza è, nel migliore dei casi, soltanto metà della verità.

mercoledì, luglio 02, 2014

Bravi francesi!

In Francia l'analisi del film è materia d'esame di maturità, nonché per l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole superiori delle discipline raggruppate sotto l'etichetta Ars plastiques.

venerdì, giugno 13, 2014

Il peggior cattivo nella storia del cinema?

Probabilmente Ian HoweIl (Sean Bean) del "Mistero dei Templari- National Treasure" di John Turteltaub (film per il resto delizioso).

lunedì, maggio 05, 2014

22 Febbraio 2014 - Torneo Sei Nazioni - Italia-Scozia


Quando ricordi quello che hai provato all'Olimpico, in quegli ultimi trenta secondi, dove il drop di quel dannato Duncan Weir ha fatto vincere la partita alla Scozia di un punto, ti resta un solo ricordo positivo di quel giorno.

lunedì, aprile 28, 2014

"Aprile 1945"



















Ecco, la guerra è finita.
Si è fatto silenzio sull'Europa.
E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi.
Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle.
Come siamo felici.
A metà del pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere per la gioia,
nessuno era più capace di andare avanti a parlare.
Che da stasera la gente ricominci a essere buona?
Spari di gioia per le vie, finestre accese a sterminio, tutti sono diventati pazzi,
ridono, si abbracciano, i più duri tipi dicono strane parole dimenticate.
Felicità su tutto il mondo è pace!

Infatti quante cose orribili passate per sempre.
Non udremo più misteriosi schianti nella notte che gelano il sangue e al rombo ansimante dei motori le case non saranno mai più così immobili e nere.
Non arriveranno più piccoli biglietti colorati con sentenze fatali,
Non più al davanzale per ore, mesi, anni, aspettando lui che ritorni.
Non più le Moire lanciate sul mondo a prendere uno qua
uno là senza preavviso, e sentirle perennemente nell'aria, notte e dì,
capricciose tiranne.
Non più, non più, ecco tutto;
Dio come siamo felici

(Dino Buzzati)

lunedì, aprile 14, 2014

Cosa diceva Shelley di Roma

- Il poeta inglese Shelley diceva: "Bastano le fontane per giustificare un viaggio a Roma"

- Fontana dei Libri, via degli Staderari, rione Sant'Eustachio -

giovedì, aprile 10, 2014

Perché vediamo le immagini dritte?

Poiché l'occhio funziona, in pratica, come una lanterna magica, le immagini che si formano sulla retina sono capovolte: è per l'azione di complessi centri del cervello che noi le vediamo invece diritte.

martedì, aprile 08, 2014

Sudano meno i maschi o le femmine?

Le femmine sudano meno dei maschi, perché possono regolare meglio la quantità di acqua che perdono.

lunedì, aprile 07, 2014

Meglio non trattenere gli starnuti

Se tentate di trattenere uno starnuto, potrete causarvi la rottura di una vena nel cervello e potreste morire.

domenica, aprile 06, 2014

Qual è l'unico alimento che non si deteriora?

Per via della grande concentrazione di zucchero che non consente la proliferazione batterica, l'unico alimento che non si deteriora è il miele. Nelle piramidi egiziane è stato trovato del miele vecchio di tremila anni, che era ancora perfettamente commestibile.

Da dove viene il termine "slogan"?

Il termine slogan deriva dall'espressione sluagh-gharim che in gaelico, l'antica lingua celtica parlata ancora oggi in Scozia, significa “grido di guerra”. Uno slogan efficace dev'essere infatti forte, breve e soprattutto incisivo, appunto come le urla lanciate in battaglia.

Gli astronauti non possono piangere

Nello spazio, gli astronauti non possono piangere, in quanto, a causa dell'assenza di gravità, le lacrime non possono cadere.

domenica, marzo 30, 2014

I sogni segreti di Walter Mitty

I sogni segreti di Walter Mitty


Ho deciso di non informarmi su questo film. Ho deciso di non leggere niente, non guardare interviste e non fare ricerche sugli altri lavori del cast.



To see the world, things dangerous to come to, to see behind walls, to draw closer, to find each other and to feel, that is the purpose of life.”, il messaggio è piuttosto chiaro e la mia intenzione è di concentrarmi su questo. La riaffermazione di un individuo e della sua voglia di succhiare il più possibile dalla vita, di superare la routine in cui si è intrappolato e riuscire a vivere le sue fantasie, i suoi “day-dreams”. Una spinta non a sognare ma a vivere quei sogni. Il modo in cui questo messaggio viene fatto passare attraverso lo schermo è molto misterioso. Per certi versi è collocabile nel filone neo-esistenzialista nato in questo millennio, in cui colloco Lost In Translation, Garden State e Jack Goes Boating; non per fornire capostipiti ma solo esempi estetici e tematici. Il mistero sta nel quasi assente sviluppo dei personaggi, che nega ogni possibilità di esistenzialismo che invece dovrebbe essere il tema dominante del film. Questa è solo uno degli effetti di una sceneggiatura assolutamente inadeguata, che produce un film lento, inconcludente e con enormi lacune. Anche il viaggio, che dovrebbe essere la spinta della storia, non entusiasma, non lascia niente. Dispiace notare come lo sceneggiatore, Steve Conrad, sia lo stesso di La Ricerca Della Felicità (ok, ho sbirciato). Ben Stiller non poteva fare molto con il materiale ricevuto, se non forse riscriverlo completamente, e in fin dei conti la regia non delude. Il vero maestro, però, è Stuart Dryburgh alla fotografia. Le sequenze lasciano a bocca aperta e fa davvero piacere che un film che parla anche di fotografia abbia avuto questa realizzazione estetica. Non voglio parlare di altro perché tutto è stato trascinato in basso da una sceneggiatura indegna e sarebbe ingiusto parlare di bravi attori trattati male dal proprio personaggio.



Ne consiglierei la visione a fotografi, impiegati, fan di David Bowie e chiunque voglia un “filmetto leggero”. Ai fotografi consiglierei anche di non soffermarsi troppo sul fatto che Sean Penn usi un obiettivo assolutamente inadatto e lasciarsi un po' trasportare dal piacevole Sean O'Connell.




Verdetto? Da vedere. Soprattutto vedere.



giovedì, marzo 27, 2014

Come nacque il marsala?

La produzione industriale del marsala, l'ottimo vino tipico delle regioni occidentali della Sicilia, ebbe inizio nel 1780, ad opera di tre inglesi che si erano trasferiti nell'isola.

martedì, marzo 25, 2014

La prima associazione scientifica

La prima vera e propria associazione scientifica di tutto il mondo fu l'"Accademia dei segreti della natura", fondata in Germania all'inizio del '500. I suoi membri si facevano chiamare "Oziosi", poiché gli antichi Romani intendevano l'ozio come tempo libero dedicato all'attività preferita, fisica od intellettuale.

Conseguenze

Dopo essere stato respinto da sessantatré donne a causa della sua marcata balbuzie, il tedesco Konrad Muller ha deciso di farsi monaco e si è ritirato in un convento nel quale vige la regola del silenzio. 

sabato, marzo 08, 2014

Forse l'avete dimenticato

Sedici anni fa uscì un film che per una volta era riuscito a non essere provinciale come sono spesso i film italiani, specialmente quando strillano che non lo sono. E anche se non aveva praticamente neanche un nostro attore, dentro aveva un profumo, un sapore e un respiro universale che si poteva sentire. Quel film non è di Paolo Sorrentino, che pure ne "La grande bellezza" (nonostante non mi abbia colpito per il resto) ci ha regalato una scena finale indimenticabile. Quel film è di Giuseppe Tornatore ed è il capolavoro italiano degli ultimi vent'anni con cui nessun altro può competere (e non lo dico solo io) e forse l'avete dimenticato.

lunedì, marzo 03, 2014

La giornata degli Oscar


- Il nostro Leo. Condannato alla stessa sorte che fu di Paul Newman, quella dell'oscar che non venne mai. Dategli quell'oscar, ne è degno; o finirà che tenterà di annegarsi sotto la doccia. L'oscar al miglior attore protagonista è andato invece all'ottimo Matthew McConaughey mentre tra le attrici ha vinto Cate Blanchette, su cui dirò subito una cosa. "Blue Jasmine" non mi è piaciuto nel complesso, ma la sua interpretazione era perfetta (tanto per cambiare); unica nota davvero positiva di un film con una sceneggiatura debole, battute telefonate e personaggi scontati, che voleva essere tragicomico e non ci è riuscito per niente. Un'attrice superiore a quella che quest'anno rché è riuscito nell'impresa di rinnovarlo; ogni regista che si confronterà con uno Sci-Fi dovrà misurarsi con questo film e nella prossima recensione vi dirò perché. Storicamente agli oscar è tradizione che la fantascienza non si premia; uno dei più grandi film di fantascienza di tutti i tempi "2001: Odissea nello Spazio" sapete quanti oscar prese? Uno. E neanche al "miglior filmera l'unica che poteva contendergli il premio, ovvero Sandra Bullock. Che per la prima volta ha interpretato un ruolo impegnativo e difficile. E considerando che viene solo da commedie e film d'azione (spesso veramente da far pietà) avevo ottimi motivi per essere scettico su di lei e infatti lo ero. Eppure mi sono dovuto ricredere; in Gravity non sbaglia un colpo. A grande bellezza raramente si accompagna grande virtù? Si, ma fortunatamente non stavolta. Una riflessione è d'obbligo a questo punto: era la sua occasione d'oro per l'oscar (Cate probabilmente ne avrà molte di più) e se lo meritava perché sono state pari, per una volta. - Ma Gravity comunque non è restato a mani vuote, anzi, ha fatto proprio strike al Dolby Theatre di Los Angeles; un capolavoro che merita tutti e sette i premi che ha ottenuto, tra cui “miglior regista” al messicano Alfonso Cuaròn. La maggior parte di noi spettatori e gran parte della critica ha avuto la stessa sensazione al cinema; siamo davanti a qualcosa di diverso, mai visto prima, dal modo di girare ai significati nascosti dietro questa pellicola al cardiopalma dove c'è molto, molto più di quello che sembra a prima vista. Gravity resterà una pietra miliare del genere pe" o al "miglior regista", solo un misero riconoscimento agli effetti speciali. Ma pazienza, "Dodici anni schiavo" è il miglior film dell'anno per l'Academy. Ma quello che più ci riempie d'orgoglio è l'oscar al miglior film straniero, consegnato da Ewan McGregor a Paolo Sorrentino per la “Grande bellezza”, un film che anche se non è piaciuto a tutti o ha lasciato abbastanza indifferenti (come al sottoscritto) ha fatto tornare finalmente in Italia un premio che non vedevamo da tanti anni; un miracolo che ci fa bene. - Riguardo la cerimonia invece, direi che è iniziata un po' troppo fiacca, ma col tempo è migliorata gradualmente e la presentatrice Ellen DeGeneres, (scelta per la seconda volta per gli Oscar), storica conduttrice di uno dei più popolari talk show americani,”The Ellen DeGeneres Show” (dedicato, tra l'altro, anche alle interviste delle celebrità del grande schermo), è stata divertente e vivace senza annoiare mai. La svolta della giornata è stata nel momento in cui ha ordinato delle pizze che ha portato personalmente agli attori delle prime file, con tanto di tovaglioli e piatti di plastica, creando così un' atmosfera calda e informale grazie anche all'appoggio spensierato di alcune delle star. Tra le più simpatiche e visibilmente a loro agio William Bradley Pitt, noto ai più come Brad, Kevin Spacey e Julia Roberts, mentre il peggiore in campo un Christian Bale gelido, che sembrava rodersi l'anima quando non è stato premiato. Tante le esibizioni dal vivo, tra cui spiccano la performance di Jim Carrey e quella di Pink che ha cantato "Over the Rainbow", in occasione del settantacinquesimo anniversario della versione cinematografica del "Mago di Oz". Una discreta serata, con alti e bassi, ma niente male nell'insieme.

venerdì, febbraio 21, 2014

Gattaca

- Come ci indica il titolo (composto dalle lettere iniziali delle quattro basi azotate di cui è costituito il DNA: adenina, guanina, citosina e timina) si tratta di un film di fantascienza, ambientato in un futuro prossimo; una società divisa tra chi è nato geneticamente stabilito e chi con un patrimonio genetico naturale. Esistono i validi, umani dal corredo genetico perfetto, che ricoprono i ruoli più importanti della comunità e i non-validi delegati ai lavori più modesti. Questa è la storia di Vincent, nato alla "vecchia maniera", senza intervento genetico, che ha ereditato lo stesso malore del padre che potrebbe fermargli il cuore da giovane. Il suo strazio è che fin da piccolo sogna lo spazio, ma non può realizzare il suo obiettivo per la sua insufficienza genetica, mentre il fratello Anthony, concepito in seguito con la pianificazione, potrebbe farlo. La determinazione di Vincent è tale che con uno stratagemma, aiutato da Jerome, individuo perfetto che gli fornisce il corredo genetico adeguato, - ma costretto alla sedia rotelle, l'imprevisto alieno alla natura e non calcolabile con codici matematici- cercherà di entrare a Gattaca, ente che forma astonauti e promuove missioni spaziali.

- La vicenda si tingerà di giallo e avrà alcuni snodi narrativi ben gestiti, come ad esempio l'incontro con la collega Irene. Uma Thurman fa il suo lavoro con semplicità, riuscendo a rendere molto bene il graduale approfondimento della psicologia del suo personaggio. Mentre l'evoluzione del carattere di Jerome è gestita sapientemente dal regista che indovina abilmente i tempi narrativi e Jude Law è bravo nel far trasparire le sue diverse sfaccettature. Infine l'interpretazione di Ehan Hawke sfiora quasi la perfezione; dalla mimica facciale, all'indicato contegno accorto e disciplinato, alla passione che si intuisce dietro la profonda introversione di Vincent. La sua figura emblematica è il simbolo della rivolta di chi, umanamente dotato di grande forza di volontà, si batte per capovolgere i dettami di questa società assurda, tentando di dimostrare come i limiti che la natura ci impone possono essere aggirati e superati.


- Profondamente impegnato ed espressivo, con le raffinate musiche di Michael Nyman, ben intonate al racconto, il debutto alla regia del neozelandese Andrew Niccol, d'annata 1997, merita di essere considerato un classico del suo genere. Fantascienza “seria” alla Ballard, piena di filosofia e morale, Gattaca è intensamente essenziale e minimalista, curato in ogni dettaglio, con costumi e acconciature che fanno molto noir e una sceneggiatura solidissima, dove ogni battuta è fondamentale. Asciutto nelle scenografie, fatto di una fotografia algida, che esalta tonalità spente durante il giorno, e luci e colori accesi durante la notte, con effetti speciali quasi a zero; e proprio qui sta tutta la sua eleganza e misura. Una pellicola che va oltre l'immaginabile e riesce a tenerci sul filo del rasoio per tutto il tempo, fino alla memorabile apoteosi finale. Alla fine non finisce; alla fine, trovi un bacio.

martedì, febbraio 18, 2014

The Wolf Of Wall Street

The Wolf Of Wall Street


Mmmh... mmmh... mmmhmmmh…
Chi è già stato al cinema ad aggiornarsi su Martin Scorsese, già starà immaginando la scena. Perché tutti ne parlano, tutti rimasti incantati da “The Wolf Of Wall Street”, e l'espressione “sniffare cocaina dal culo di una prostituta” spopola velocemente. Perdonate la volgarità, ma se state leggendo una critica di questo film, non credo abbiate problemi con il linguaggio spinto.
A quanto pare Terence Winter, per la terza volta alla sceneggiatura cinematografica, ha deciso di battere il record per il numero di volte che viene pronunciata la parola “fuck” in un film narrativo MA, ma... si è dimostrato all'altezza di tanti altri. 3 ore abbastanza scorrevoli e piacevoli. Le scene sono molto ben costruite e i momenti divertenti sicuramente non mancano. Non per questo, però, impeccabile. Nella parte finale del film il ritmo è un po' altalenante e del finale rimane oscura l'intenzione. Nel complesso una piccola pecca che può anche essere trascurata.
Quinta collaborazione con Scorsese, Leonardo Di Caprio evita ancora di deludere le platee. Con un fascino ormai lontano da quello di Jack Dawson si cala in un personaggio che riesce a gestire perfettamente in tutte le sue sfumature. Resa alla perfezione la trasformazione del Jordan Belfort ragazzo normale nello squalo, o meglio lupo, di Wall Street. Potrebbe recitare con una benda sugli occhi, la sua bocca da sola riuscirebbe comunque ad interpretare il film meglio di molti.
L'altra lode va al secondo candidato alla statuetta: Jonah Hill. Stupendo nell'esprimere quella che è stata una geniale scelta di casting e un ancora più geniale sviluppo del personaggio di Donnie Azoff, l'aiutante magico proppiano che trasporta e guida Jordan Belfort verso le più assurde depravazioni.
Apprezzata l'apparizione di McConaughey che ci regala una delle scene più belle del film, nonostante il personaggio sia il classico americano del sud che per l'attore non deve essere un grosso sforzo impersonare. Questo lo saprà soprattutto chi è abituato a sentire la sua vera voce.



Passiamo alle note dolenti.
La collaborazione tra Scorsese e l'editor Schoonmaker sembra giunta al termine. Il montaggio originale del film è di 4 ore, troppe per le sale, che sono state ridotte a 3 ma senza sofferenza per gli occhi. Pare che l'editor abbia preferito perdere molti raccordi tra altrettante inquadrature pur di lasciare qualche scena in più nel montaggio finale. La pellicola è sicuramente veloce e non stanca, ma talvolta qualche secondo in più avrebbe potuto rendere il tutto più gradevole. Avrebbe concesso allo spettatore un'attenzione maggiore al dettaglio e un maggior coinvolgimento psicologico. Situazione in cui mi sono trovato quando nella parte finale vediamo l'agente dell'FBI Denham nella metropolitana e prima che il mio cervello trovasse la strada per due battute di un dialogo avvenuto quasi un'ora e mezza prima, c'è voluto un po'. E' probabile che questa come molte altre scene nell'edizione originale saranno state più chiare e l'attore sarebbe riuscito a comunicare meglio con la platea. Il fatto che il film dovesse essere candidato agli Oscar di quest'anno ha probabilmente messo deleteria fretta all'editor, che in più occasioni ha lasciato tagli grossolani.
La regia di Scorsese è deludente: piatta, senza nessun azzardo che ci si aspetterebbe da un regista di questo calibro e, di nuovo, spesso i tempi sono troppo corti. Per quanto riguarda tutto ciò che non ho citato, è perché non si è distinto né nel bene né nel male. A partire da Rodrigo Prieto per la fotografia per finire a Margot Robbie, di cui ricorderemo bene ciò che basterà a farla andare avanti in questa carriera.



La passione dell'Academy per i film patriottici e pro-sogno americano non è mai stata un mistero, ma la candidatura del film a 5 statuette tra cui Miglior Regista e Miglior Film, sembra davvero piovuta dal cielo.
Il film è gradevole e consigliato, riesce a mostrarci in maniera lucida il mondo di depravazione e corruzione morale dietro le porte delle borse, immergendoci nel mare di droghe e baldoria andata a male al di là dei colletti bianchi. Non è chiaro se l'intento sia quello di celebrare o condannare Belfort, spesso dipinto come un martire del suo sogno, un uomo pronto a rischiare tutto pur di rimanere coerente e mantenere la promessa fatta a sé stesso. Tutta la goliardia lascia poco spazio a riflessioni sui danni collaterali delle mosse finanziare del “Lupo”. Il rapporto con i figli, con i genitori, le tasche degli investitori. Voglio essere fiducioso. Voglio credere che l'intento del regista fosse di mostrare questo mondo come lo si vedrebbe da dentro, dove tutti i danni collaterali perdono valore di fronte ai soldi e agli stupefacenti. E voglio credere che la possibilità di cogliere le amarezze e le lacrime sia delegata allo spettatore.
Purtroppo dal punto di vista tecnico ed estetico è ben lontano dal soddisfare. Un “filmetto” da Penny Stocks con un grande cast, molte pretese e pochi risultati, che trova forza nella cecità del pubblico di fronte alla lussuria, ai baccanali e al sollazzo.
Realizzato mediocremente, venduto brillantemente.


Se dovessi fare una classifica a punti direi 4/10. E due calorose mazzate in testa a Scorsese.



giovedì, febbraio 06, 2014

Lawrence Krauss

























La cosa sorprendente è che ogni atomo nel tuo corpo viene da una stella che è esplosa. E gli atomi nella tua mano sinistra vengono probabilmente da una stella differente da quella corrispondente alla tua mano destra. È la cosa più poetica che conosco della fisica. Tu sei polvere di stelle.
Voi non potreste essere qui se le stelle non fossero esplose, perché gli elementi che concernono l'evoluzione – il carbonio, l'azoto, l'ossigeno, il ferro – non furono creati all'inizio del tempo. Sono stati creati nella fornace nucleare delle stelle, e il solo modo perché si trovassero nel tuo corpo, non è se non che le stelle fossero così gentili da esplodere.

lunedì, febbraio 03, 2014

Harry e Hermione

 

















Lei, una studiosa e diligente, lui un ribelle audace. L'intelligenza del pensiero e quella dell'azione, la prudenza del cerebrale e il coraggio dell'istintivo. Un'illuminista che esalta la ragione e un romantico che esalta il sentimento, la potenza della mente si scontra con la potenza del cuore; anche Harry e Hermione sarebbero stati bene insieme.

domenica, gennaio 19, 2014

Pier Paolo Pasolini

























Io, per me, sono alieno dalla violenza: e spero, lo ripeto, che mai più si debba scendere in piazza a morire. Noi abbiamo un potente mezzo di lotta: la forza della ragione, con la coerenza e la resistenza fisica e morale che essa dà. È con essa che dobbiamo lottare, senza perdere un colpo, senza desistere mai. I nostri avversari sono, criticamente e razionalmente, tanto deboli quanto sono poliziescamente forti: non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento con il sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, violenze e di menzogne crollerà.

martedì, gennaio 07, 2014

Incontro con Dario Fo

- Giovedì 10 Novembre 2011 - Ore: 11.00 - Università La Sapienza: Facoltà di Lettere
- Lectio Magistralis “Rosa fresca e aulentissima”

Dario Fo ha un volto roseo e lucente, porta una giacca marrone, una camicia di un azzurro chiaro e un foulard a pois. Un applauso caloroso lo accoglie, tutti aggiustano il sorriso migliore. Deciderà lui, parlerà di quello che vuole. Per prima cosa chiede di ringraziare la moglia Franca, seduta alla sua sinistra, che ha raccolto in un archivio tutti i suoi documenti, arrivati ormai a più di due milioni. Ma all'improvviso si manifestano problemi: il microfono da tavolo non vuole saperne. Non sa se sia meglio usare il gelato e noi studenti (che conosciamo il problema di quella maledetta aula) lo preghiamo di usare quest'ultimo. Inizia a parlare di Giotto e arriva presto a un personaggio che definisce straordinario: Pietro Cavallini. Un incendio del milleottocentoventitre distrusse quasi completamente la cattedrale di San Paolo fuori le mura e così otto anni dei suoi affreschi sono andati perduti. Cavallini aveva ben più di cinquant'anni quando Giotto ne aveva diciotto, e visse per un intero secolo. Ma venne in futuro declassato dal Vasari a discepolo di Giotto e, per cinquecento anni, il pregiudizio proseguì implacabile. Fo dà degli "imbecilli" ai cardinali e ai vescovi che non hanno minimamente considerato il pittore, praticamente sconosciuto a Roma. "Chi è andato a vedere questo pittore? Io e te!" scherza, rivolgendosi a una professoressa di Storia dell'Arte e Spettacolo. Parlandoci di architettura si arena un attimo sui greci:
"I greci usavano quelle macchine.. come si chiamano Franca?"
"Macchine?"

"Macchine l'ho detto io!"
Da qualcuno arriva il suggerimento "Ah! le gru". Ci parla della Pace di Aristofane, esilarante commedia che tratta di un vignaiolo dell'Attica, che cavalca uno scarabeo stercorario per arrivare sull'Olimpo. Attratto specialmente dall'odore dei politici, in una delle scene, lo stercorario affamato si lancia dritto in picchiata e il vignaiolo dice a tutti "Attenti, che questo quando vede merda scende subito!". A un certo punto una delle professoresse prende la parola ricordando le difficoltà passate per consegnare al maestro la Laurea Honoris Causa: "Alla fine gli hanno dato il nobel per la letteratura, come si faceva a non dargli quello!". Una ragazza vuole poi rivolgergli una domanda e presentandosi dice di venire da Pechino e di essere interessata alla "Storia della tigre"... Proprio in quel momento,  il microfono terrorista sul tavolo, manda inquietanti suoni. Ma il signor Fo non si scompone e riprende subito in mano l'altro, narrando la storia: è la divertente e drammatica vicenda di un soldato cinese che, rimasto ferito durante la Lunga Marcia, scampa ad una morte per annegamento e trova rifugio in una caverna, abitata però da una tigre con prole... Il partito comunista cinese elogierà quel che farà la tigre in seguito, ma vuole tenerla nascosta agli stranieri. Così la tigre si ribella allo stesso potere e da schiava diventa libera. "Fatto in Italia non è il meglio discorso che si può fare". E la ragazza: "Grazie della risposta, anche se non mi ha fatto finire...”.
"Dovremmo metterci in contatto col tuo paese. Metteresti una buona parola per acquistare i nostri bond che sono meravigliosi?". E così passa la parola alla moglie che, dietro gli occhiali da sole, timidamente dice di essere emozionata a stare qui. L'ultimo a prendere la parola sarò un rappresentante degli occupanti del Teatro Valle: "Vogliamo trasformare il Valle in un bene comune, era il momento di fare gesti forti. L'Italia si deve ricostruire dal basso". Mercoledì scorso il signor Fo è andato infatti a sostegno della causa del Valle occupato, per commentare la situazione politica attuale e l'annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilità: "Una trappola, anzi un trappolone per annientare la sinistra e convincere tutti che si ha ancora bisogno di lui. È davvero un abile mostro, questo Berlusconi. Ma io – conclude – mi fido di Napolitano".

domenica, gennaio 05, 2014