Posted by Unknown on martedì, gennaio 07, 2014 | No comments

- Lectio Magistralis “Rosa fresca e aulentissima”
Dario
Fo ha un volto roseo e lucente, porta una giacca marrone, una camicia di un
azzurro chiaro e un foulard a pois. Un applauso caloroso lo
accoglie, tutti aggiustano il sorriso migliore. Deciderà lui, parlerà di
quello che vuole. Per prima cosa chiede di ringraziare la moglia
Franca, seduta alla sua sinistra, che ha raccolto in un archivio tutti i
suoi documenti, arrivati ormai a più di due milioni. Ma all'improvviso si manifestano
problemi: il microfono da tavolo non vuole saperne. Non sa se sia meglio
usare il gelato e noi studenti (che conosciamo il problema di quella
maledetta aula) lo preghiamo di usare quest'ultimo. Inizia a parlare di Giotto e arriva presto a un personaggio che
definisce straordinario: Pietro Cavallini. Un incendio del
milleottocentoventitre distrusse quasi completamente la cattedrale di
San Paolo fuori le mura e così otto anni dei suoi affreschi sono andati
perduti. Cavallini aveva ben più di cinquant'anni quando Giotto ne aveva
diciotto, e visse per un intero secolo. Ma venne in futuro declassato
dal Vasari a discepolo di Giotto e, per cinquecento anni, il pregiudizio
proseguì implacabile. Fo dà degli "imbecilli" ai cardinali e ai vescovi che
non hanno minimamente considerato il pittore, praticamente sconosciuto a Roma. "Chi è
andato a vedere questo pittore? Io e te!" scherza, rivolgendosi a una professoressa di
Storia dell'Arte e Spettacolo. Parlandoci di architettura si arena un
attimo sui greci:
"I greci usavano quelle macchine.. come si chiamano Franca?"
"Macchine?"
"Macchine l'ho detto io!"
Da qualcuno arriva il suggerimento "Ah! le gru". Ci parla della Pace di Aristofane, esilarante commedia che tratta di un vignaiolo dell'Attica, che cavalca uno scarabeo stercorario per arrivare sull'Olimpo. Attratto specialmente dall'odore dei politici, in una delle scene, lo stercorario affamato si lancia dritto in picchiata e il vignaiolo dice a tutti "Attenti, che questo quando vede merda scende subito!". A un certo punto una delle professoresse prende la parola ricordando le difficoltà passate per consegnare al maestro la Laurea Honoris Causa: "Alla fine gli hanno dato il nobel per la letteratura, come si faceva a non dargli quello!". Una ragazza vuole poi rivolgergli una domanda e presentandosi dice di venire da Pechino e di essere interessata alla "Storia della tigre"... Proprio in quel momento, il microfono terrorista sul tavolo, manda inquietanti suoni. Ma il signor Fo non si scompone e riprende subito in mano l'altro, narrando la storia: è la divertente e drammatica vicenda di un soldato cinese che, rimasto ferito durante la Lunga Marcia, scampa ad una morte per annegamento e trova rifugio in una caverna, abitata però da una tigre con prole... Il partito comunista cinese elogierà quel che farà la tigre in seguito, ma vuole tenerla nascosta agli stranieri. Così la tigre si ribella allo stesso potere e da schiava diventa libera. "Fatto in Italia non è il meglio discorso che si può fare". E la ragazza: "Grazie della risposta, anche se non mi ha fatto finire...”.
"Dovremmo metterci in contatto col tuo paese. Metteresti una buona parola per acquistare i nostri bond che sono meravigliosi?". E così passa la parola alla moglie che, dietro gli occhiali da sole, timidamente dice di essere emozionata a stare qui. L'ultimo a prendere la parola sarò un rappresentante degli occupanti del Teatro Valle: "Vogliamo trasformare il Valle in un bene comune, era il momento di fare gesti forti. L'Italia si deve ricostruire dal basso". Mercoledì scorso il signor Fo è andato infatti a sostegno della causa del Valle occupato, per commentare la situazione politica attuale e l'annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilità: "Una trappola, anzi un trappolone per annientare la sinistra e convincere tutti che si ha ancora bisogno di lui. È davvero un abile mostro, questo Berlusconi. Ma io – conclude – mi fido di Napolitano".
"I greci usavano quelle macchine.. come si chiamano Franca?"
"Macchine?"
"Macchine l'ho detto io!"
Da qualcuno arriva il suggerimento "Ah! le gru". Ci parla della Pace di Aristofane, esilarante commedia che tratta di un vignaiolo dell'Attica, che cavalca uno scarabeo stercorario per arrivare sull'Olimpo. Attratto specialmente dall'odore dei politici, in una delle scene, lo stercorario affamato si lancia dritto in picchiata e il vignaiolo dice a tutti "Attenti, che questo quando vede merda scende subito!". A un certo punto una delle professoresse prende la parola ricordando le difficoltà passate per consegnare al maestro la Laurea Honoris Causa: "Alla fine gli hanno dato il nobel per la letteratura, come si faceva a non dargli quello!". Una ragazza vuole poi rivolgergli una domanda e presentandosi dice di venire da Pechino e di essere interessata alla "Storia della tigre"... Proprio in quel momento, il microfono terrorista sul tavolo, manda inquietanti suoni. Ma il signor Fo non si scompone e riprende subito in mano l'altro, narrando la storia: è la divertente e drammatica vicenda di un soldato cinese che, rimasto ferito durante la Lunga Marcia, scampa ad una morte per annegamento e trova rifugio in una caverna, abitata però da una tigre con prole... Il partito comunista cinese elogierà quel che farà la tigre in seguito, ma vuole tenerla nascosta agli stranieri. Così la tigre si ribella allo stesso potere e da schiava diventa libera. "Fatto in Italia non è il meglio discorso che si può fare". E la ragazza: "Grazie della risposta, anche se non mi ha fatto finire...”.
"Dovremmo metterci in contatto col tuo paese. Metteresti una buona parola per acquistare i nostri bond che sono meravigliosi?". E così passa la parola alla moglie che, dietro gli occhiali da sole, timidamente dice di essere emozionata a stare qui. L'ultimo a prendere la parola sarò un rappresentante degli occupanti del Teatro Valle: "Vogliamo trasformare il Valle in un bene comune, era il momento di fare gesti forti. L'Italia si deve ricostruire dal basso". Mercoledì scorso il signor Fo è andato infatti a sostegno della causa del Valle occupato, per commentare la situazione politica attuale e l'annuncio delle dimissioni di Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilità: "Una trappola, anzi un trappolone per annientare la sinistra e convincere tutti che si ha ancora bisogno di lui. È davvero un abile mostro, questo Berlusconi. Ma io – conclude – mi fido di Napolitano".
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