Posted by Unknown on martedì, febbraio 18, 2014 | No comments
The
Wolf Of Wall Street
Mmmh... mmmh... mmmhmmmh…
Chi è già stato al cinema ad aggiornarsi su Martin Scorsese, già starà immaginando la scena. Perché tutti ne parlano, tutti rimasti incantati da “The Wolf Of Wall Street”, e l'espressione “sniffare cocaina dal culo di una prostituta” spopola velocemente. Perdonate la volgarità, ma se state leggendo una critica di questo film, non credo abbiate problemi con il linguaggio spinto.
A quanto pare Terence Winter, per la terza volta alla sceneggiatura cinematografica, ha deciso di battere il record per il numero di volte che viene pronunciata la parola “fuck” in un film narrativo MA, ma... si è dimostrato all'altezza di tanti altri. 3 ore abbastanza scorrevoli e piacevoli. Le scene sono molto ben costruite e i momenti divertenti sicuramente non mancano. Non per questo, però, impeccabile. Nella parte finale del film il ritmo è un po' altalenante e del finale rimane oscura l'intenzione. Nel complesso una piccola pecca che può anche essere trascurata.
Chi è già stato al cinema ad aggiornarsi su Martin Scorsese, già starà immaginando la scena. Perché tutti ne parlano, tutti rimasti incantati da “The Wolf Of Wall Street”, e l'espressione “sniffare cocaina dal culo di una prostituta” spopola velocemente. Perdonate la volgarità, ma se state leggendo una critica di questo film, non credo abbiate problemi con il linguaggio spinto.
A quanto pare Terence Winter, per la terza volta alla sceneggiatura cinematografica, ha deciso di battere il record per il numero di volte che viene pronunciata la parola “fuck” in un film narrativo MA, ma... si è dimostrato all'altezza di tanti altri. 3 ore abbastanza scorrevoli e piacevoli. Le scene sono molto ben costruite e i momenti divertenti sicuramente non mancano. Non per questo, però, impeccabile. Nella parte finale del film il ritmo è un po' altalenante e del finale rimane oscura l'intenzione. Nel complesso una piccola pecca che può anche essere trascurata.
Quinta collaborazione con Scorsese,
Leonardo Di Caprio evita ancora di deludere le platee. Con un fascino
ormai lontano da quello di Jack Dawson si cala in un personaggio che
riesce a gestire perfettamente in tutte le sue sfumature. Resa alla
perfezione la trasformazione del Jordan Belfort ragazzo normale nello
squalo, o meglio lupo, di Wall Street. Potrebbe recitare con una
benda sugli occhi, la sua bocca da sola riuscirebbe comunque ad
interpretare il film meglio di molti.
L'altra lode va al secondo candidato alla statuetta: Jonah Hill. Stupendo nell'esprimere quella che è stata una geniale scelta di casting e un ancora più geniale sviluppo del personaggio di Donnie Azoff, l'aiutante magico proppiano che trasporta e guida Jordan Belfort verso le più assurde depravazioni.
Apprezzata l'apparizione di McConaughey che ci regala una delle scene più belle del film, nonostante il personaggio sia il classico americano del sud che per l'attore non deve essere un grosso sforzo impersonare. Questo lo saprà soprattutto chi è abituato a sentire la sua vera voce.
L'altra lode va al secondo candidato alla statuetta: Jonah Hill. Stupendo nell'esprimere quella che è stata una geniale scelta di casting e un ancora più geniale sviluppo del personaggio di Donnie Azoff, l'aiutante magico proppiano che trasporta e guida Jordan Belfort verso le più assurde depravazioni.
Apprezzata l'apparizione di McConaughey che ci regala una delle scene più belle del film, nonostante il personaggio sia il classico americano del sud che per l'attore non deve essere un grosso sforzo impersonare. Questo lo saprà soprattutto chi è abituato a sentire la sua vera voce.
Passiamo alle note dolenti.
La collaborazione tra Scorsese e l'editor Schoonmaker sembra giunta al termine. Il montaggio originale del film è di 4 ore, troppe per le sale, che sono state ridotte a 3 ma senza sofferenza per gli occhi. Pare che l'editor abbia preferito perdere molti raccordi tra altrettante inquadrature pur di lasciare qualche scena in più nel montaggio finale. La pellicola è sicuramente veloce e non stanca, ma talvolta qualche secondo in più avrebbe potuto rendere il tutto più gradevole. Avrebbe concesso allo spettatore un'attenzione maggiore al dettaglio e un maggior coinvolgimento psicologico. Situazione in cui mi sono trovato quando nella parte finale vediamo l'agente dell'FBI Denham nella metropolitana e prima che il mio cervello trovasse la strada per due battute di un dialogo avvenuto quasi un'ora e mezza prima, c'è voluto un po'. E' probabile che questa come molte altre scene nell'edizione originale saranno state più chiare e l'attore sarebbe riuscito a comunicare meglio con la platea. Il fatto che il film dovesse essere candidato agli Oscar di quest'anno ha probabilmente messo deleteria fretta all'editor, che in più occasioni ha lasciato tagli grossolani.
La regia di Scorsese è deludente: piatta, senza nessun azzardo che ci si aspetterebbe da un regista di questo calibro e, di nuovo, spesso i tempi sono troppo corti. Per quanto riguarda tutto ciò che non ho citato, è perché non si è distinto né nel bene né nel male. A partire da Rodrigo Prieto per la fotografia per finire a Margot Robbie, di cui ricorderemo bene ciò che basterà a farla andare avanti in questa carriera.
La collaborazione tra Scorsese e l'editor Schoonmaker sembra giunta al termine. Il montaggio originale del film è di 4 ore, troppe per le sale, che sono state ridotte a 3 ma senza sofferenza per gli occhi. Pare che l'editor abbia preferito perdere molti raccordi tra altrettante inquadrature pur di lasciare qualche scena in più nel montaggio finale. La pellicola è sicuramente veloce e non stanca, ma talvolta qualche secondo in più avrebbe potuto rendere il tutto più gradevole. Avrebbe concesso allo spettatore un'attenzione maggiore al dettaglio e un maggior coinvolgimento psicologico. Situazione in cui mi sono trovato quando nella parte finale vediamo l'agente dell'FBI Denham nella metropolitana e prima che il mio cervello trovasse la strada per due battute di un dialogo avvenuto quasi un'ora e mezza prima, c'è voluto un po'. E' probabile che questa come molte altre scene nell'edizione originale saranno state più chiare e l'attore sarebbe riuscito a comunicare meglio con la platea. Il fatto che il film dovesse essere candidato agli Oscar di quest'anno ha probabilmente messo deleteria fretta all'editor, che in più occasioni ha lasciato tagli grossolani.
La regia di Scorsese è deludente: piatta, senza nessun azzardo che ci si aspetterebbe da un regista di questo calibro e, di nuovo, spesso i tempi sono troppo corti. Per quanto riguarda tutto ciò che non ho citato, è perché non si è distinto né nel bene né nel male. A partire da Rodrigo Prieto per la fotografia per finire a Margot Robbie, di cui ricorderemo bene ciò che basterà a farla andare avanti in questa carriera.
La passione dell'Academy per i film
patriottici e pro-sogno americano non è mai stata un mistero, ma la
candidatura del film a 5 statuette tra cui Miglior Regista e Miglior
Film, sembra davvero piovuta dal cielo.
Il film è gradevole e consigliato, riesce a mostrarci in maniera lucida il mondo di depravazione e corruzione morale dietro le porte delle borse, immergendoci nel mare di droghe e baldoria andata a male al di là dei colletti bianchi. Non è chiaro se l'intento sia quello di celebrare o condannare Belfort, spesso dipinto come un martire del suo sogno, un uomo pronto a rischiare tutto pur di rimanere coerente e mantenere la promessa fatta a sé stesso. Tutta la goliardia lascia poco spazio a riflessioni sui danni collaterali delle mosse finanziare del “Lupo”. Il rapporto con i figli, con i genitori, le tasche degli investitori. Voglio essere fiducioso. Voglio credere che l'intento del regista fosse di mostrare questo mondo come lo si vedrebbe da dentro, dove tutti i danni collaterali perdono valore di fronte ai soldi e agli stupefacenti. E voglio credere che la possibilità di cogliere le amarezze e le lacrime sia delegata allo spettatore.
Purtroppo dal punto di vista tecnico ed estetico è ben lontano dal soddisfare. Un “filmetto” da Penny Stocks con un grande cast, molte pretese e pochi risultati, che trova forza nella cecità del pubblico di fronte alla lussuria, ai baccanali e al sollazzo.
Il film è gradevole e consigliato, riesce a mostrarci in maniera lucida il mondo di depravazione e corruzione morale dietro le porte delle borse, immergendoci nel mare di droghe e baldoria andata a male al di là dei colletti bianchi. Non è chiaro se l'intento sia quello di celebrare o condannare Belfort, spesso dipinto come un martire del suo sogno, un uomo pronto a rischiare tutto pur di rimanere coerente e mantenere la promessa fatta a sé stesso. Tutta la goliardia lascia poco spazio a riflessioni sui danni collaterali delle mosse finanziare del “Lupo”. Il rapporto con i figli, con i genitori, le tasche degli investitori. Voglio essere fiducioso. Voglio credere che l'intento del regista fosse di mostrare questo mondo come lo si vedrebbe da dentro, dove tutti i danni collaterali perdono valore di fronte ai soldi e agli stupefacenti. E voglio credere che la possibilità di cogliere le amarezze e le lacrime sia delegata allo spettatore.
Purtroppo dal punto di vista tecnico ed estetico è ben lontano dal soddisfare. Un “filmetto” da Penny Stocks con un grande cast, molte pretese e pochi risultati, che trova forza nella cecità del pubblico di fronte alla lussuria, ai baccanali e al sollazzo.
Realizzato mediocremente, venduto
brillantemente.
Se dovessi fare una classifica a punti
direi 4/10. E due calorose mazzate in testa a Scorsese.
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